“Apparteniamo ad una tradizione in cui i compiti hanno avuto un ruolo importante anche perché le lezioni, un tempo, avevano durata inferiore rispetto ad oggi”.
Lo ha detto all’Ansa il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado, intervenendo sulla polemica sui troppi compiti a casa che verrebbero assegnati dagli insegnanti agli studenti.
Per il leader Anp, la questione dei compiti a casa “si ripropone ogni anno”, anche perchè “non c’è una regola, un dosaggio adatto per tutti, è difficile poter dare risposte onnicomprensive”.
Rembado invita a tenere conto dei raffronti internazionali che pongono l’Italia ai livelli alti della classifica dal punto di vista degli studi domestici: a darne più di noi sono solo i docenti russi, “e questo qualcosa vorrà dire”.
In ogni caso, Rembado sostiene anche che “non è possibile stabilire regola valevole per tutti anche perché le ore in classe e il tipo di studi cambiano molto: negli istituti tecnici, per esempio, si fanno molte più attività in laboratorio a scuola rispetto ai licei classici, dove è richiesto un maggiore numero di ore di studio a casa. Quando poi ci sono i debiti formativi o deficienze pregresse, è naturale che nell’attività domestica ci sia la necessità di una applicazione maggiore; dunque sono troppe le variabili per dare una risposta valevole sempre e per tutti”.
Il sindacalista invita comunque, per cercare di avere soluzioni sul punto che siano adeguate al livello di scuola, al contesto e al clima generale della classe, “ad usare gli strumenti idonei, che ci sono”.
A questo proposito, il leader Anp indica la sede più opportuna dove esternare e confrontarsi sul tema: i consigli di classe, ai quali partecipano anche rappresentanti dei genitori. “Se ci sono situazioni particolari è nei consigli di classe che bisogna discuterne, anche per arrivare ad un indirizzo che valga per tutta la classe. Gli organi collegiali sono fatti apposta per questo tipo di relazione: anziché assumere atteggiamenti critici o di indifferenza, sarebbe bene parlarne in queste sedi, dove vengono meno la reattività soggettiva e si parla a nome di tutta la classe“.
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