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Compiti, alla ricerca del giusto equilibrio

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Compiti.

Ciclicamente si ritorna. Si ritorna a parlare di determinati temi, a volte divisivi, relativi al mondo della scuola. Tra questi, ultimamente, sembra tenere banco l’argomento riguardante i  compiti assegnati  a casa, soprattutto durante i periodi di vacanza e o  i fine settimana, ma, in generale, durante tutto l’anno scolastico. La domanda che inevitabilmente risuona (nelle scuole come nelle case), però, non è così diretta come si potrebbe pensare. Non ci si chiede, infatti, se è giusto è ingiusto ‘affaticare’ gli allievi somministrando loro compiti (per molti eccessivi) da svolgere all’interno delle mura domestiche. In parte si dà per scontata la necessità di far esercitare gli allievi, di pomeriggio, su temi affrontati ed analizzati in classe.  Allo stesso tempo, però, si ritiene saggio lasciarli liberi da doveri scolastici in alcuni momenti dell’anno e, comunque, non calcare mai la mano nell’assegnazione di esercizi ‘casalinghi’ (tanto meno aggiungere nuove attività sul registro elettronico, quando già le lezioni mattutine sono terminate).

In realtà non si tratta di nulla di nuovo, ma di una riconsiderazione di quanto il Legislatore, nel rispetto dell’ “libertà d’insegnamento “ e, potremmo aggiungere, dell’autonomia didattica, aveva auspicato già nei lontani anni ‘60.

In quegli anni le autorità intervenivano, senza atteggiamenti impositivi, sull’argomento dei compiti a casa e suggerivano, fermo restando la loro ineliminabilità, di tener conto dei vari impegni dei giovani nelle ore pomeridiane e della loro necessità  di svolgere attività sportive o di implementare le loro conoscenze non passando ore e ore curvi sui libri, ma preenziando ai vari eventi e manifestazioni culturali che la società  organizza, soprattutto nei fine settimana o nei periodi di vacanza (è bello pensare che per tutti i ragazzi il divertimento coincida con la cultura e non con altre  futili e diseducative forme di svago!).

Inoltre, continuavano gli esperti di quel periodo, sono così pochi i momenti in cui i figli possono stare con i loro genitori, genitori oberati tutta la settimana da frenetici lavori, che, rovinare quelle possibilità di ricomposizione dell’unione familiare con pesanti obblighi e impegni scolastici, sarebbe veramente un peccato!

Se già negli anni ‘60 si avvertiva la necessità di richiamare i docenti a mantenersi moderati nell’assegnazione dei compiti ‘domiciliari’, tale richiamo sembra ancor pi valido oggi.

Oggi che, anche senza riforme strutturali e rivoluzionarie (manca ufficialmente, per ora, un orario scolastico continuato, dalle 8.00 alle 17.00), l’attività scolastica tende a debordare al di là delle lezioni del mattino e i ragazzi, oltre alla ‘canoniche’ lezioni sono, in qualche modo, obbligati a continuare un’attività scolastica pomeridiana costituita da: la  realizzazione di ambiziosi progetti culturali, l’esperienza del lavoro (alternanza scuola-lavoro), la frequentazione di  corsi Stem, il rafforzamento delle loro competenze della lingua inglese (e l’italiano?), la presenza a incontri di orientamento, la preparazione per le prove I.N.V.A.L.S.I. e, non ultimo (per chi è in difficoltà), i corsi (alla fine sono poche ore) di recupero.

A queste elenco già corposo di attività pomeridiane, si aggiungono  impegni para-scolastici o pseudo-scolastici o, più semplicemente, occupazioni legate a interessi personali.

Di fronte a tutta questa ‘congerie’ di ‘mansioni’ quale docente, dopo essersi messo una mano sulla coscienza, avrà il coraggio di assegnare un pesante fardello di compiti per casa? Probabilmente (è il mio caso) si limiterà a due o tre esercizi o (spesso accade) si cercherà di comprimere il momento dell’apprendimento attivo all’interno dell’orario di lezione del mattino.

Eppure i ragazzi avrebbero veramente bisogno di un momento di ‘solitudine’ a casa, per riflettere su quanto è stato spiegato in classe e vedere, operativamente, quanto hanno compreso.

Ai miei tempi all’uscita da scuola si era certamente arricchiti di sapere. Allo stesso modo, però, quando  la mattina dopo si entrava a scuola, si era ulteriormente ‘potenziati’ di conoscenze, perché durante il pomeriggio vi era stata la possibilità di metabolizzare meglio e valorizzare, attraverso non pochi compiti, quanto ascoltato in classe.

E oggi? Tutto sommato oggi è meglio limitarsi, quanto più possibile, nel somministrare esercizi a casa. E poi, se qualche temerario docente continuasse, impietosamente, in un sovraccarico di lavoro, la soluzione sarebbe semplice per quei discenti decisi a svolgere il lavoro senza copiare dai compagni: affidarsi all’intelligenza artificiale e, in qualche minuto, ogni difficoltà sarebbe risolta.

Andrea Ceriani