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Compiti a casa, ecco le 10 regole che dovrebbero seguire i docenti che li assegnano

E’ un dibattito che ormai dura da qualche anno, ma senza dubbio negli ultimi mesi è diventato centrale: stiamo parlando dei compiti a casa, che divide i fautori docenti (e genitori) che ritengono utile il lavoro che gli alunni fanno nel pomeriggio dopo la scuola, a casa e quelli che invece non guardano a questa pratica come qualcosa di sano, anzi vedono i compiti a casa come una “inutile punizione”.
Sappiamo che è nata da pochissimo la rete Rete nazionale Docenti e Dirigenti Compiti Zero, coordinata da Maurizio Parodi, già fondatore del movimento Basta Compiti, come riportato da questa testata nel corso di un’intervista alla Tecnica della Scuola.
Tale rete è pensata come uno spazio di ricerca e confronto che avrà lo scopo di documentare e condividere le esperienze, le buone pratiche, le formule organizzative sperimentate nelle condizioni di normale “esercizio” delle scuole, si legge sul comunicato della rete.

Non si tratta di un obbligo, ma di una scelta didattica

Il fondatore Parodi ha più volte sottolineato come la scelta di non assegnare compiti a casa fa parte di una precisa scelta didattica.
Scelta che in alcuni paesi è diventata prassi comune, come in Francia, dove il ministro Blanquer ha avviato una sperimentazione con lo scopo dichiarato di “ridurre le diseguaglianze sociali causate dai compiti a casa”. Invece, proprio in questi giorni, in Inghilterra sono i genitori a ribellarsi. Alla Philip Morant School and College di Colchester, riporta Il Corriere della Sera.it, le famiglie si sono schierate contro la preside per la sua decisione di dichiarare la scuola homework-free. Non fare i compiti, non studiare a casa, secondo mamme e papà di questa cittadina dell’Essex, non serve a dare maggiore autonomia ai ragazzi ma li espone al rischio di non passare gli esami finali che in Gran Bretagna sono standardizzati e corretti da un unico organismo indipendente.

Cari docenti, se proprio dovete assegnare i compiti, seguite queste regole

Lo stesso Maurizio Parodi lancia la proposta in dieci punti nei confronti di quei docenti che non riescono a sposare il concetto di Compiti Zero o in quelle situazioni nelle quali sia impossibile ottenere l’abolizione dei compiti:

1. I docenti che decidano di assegnare compiti a casa si impegnano a correggerli tutti e a tutti – altrimenti non avrebbe senso farli.

2. I docenti che decidano di assegnare compiti si impegnano a preparare adeguatamente gli studenti perché siano in grado di svolgerli per proprio conto (devono verificarlo e garantirlo ai genitori) – sarebbe assurdo e umiliante chiedere loro di fare ciò che non sanno fare.

3. Ai compiti svolti a casa non deve essere assegnato alcun voto – il docente non può sapere come e da chi siano svolti.

4. I compiti non fatti non possono essere “recuperati” sacrificando la ricreazione che per nessun motivo, men che mai “disciplinare”, deve essere ridotta o annullata – gli studenti ne hanno bisogno e diritto.

5. I compiti non svolti durante i periodi di assenza (es. per malattia) non devono essere recuperati – non sarebbe umanamente possibile e si perderebbero le nuove acquisizioni.

6. La giustificazione del genitore per il mancato svolgimento dei compiti deve essere recepita evitando reprimende o punizioni – umilianti per lo studente e offensive per i genitori.

7. Nelle classi a 40 ore (tempo pieno), non si assegnano compiti: le attività didattiche devono esaurirsi nelle 8 ore di forzata immobilità e concentrazione – pretendere un ulteriore impegno sarebbe controproducente, penoso, crudele.

8. I docenti che decidano di assegnare compiti pomeridiani verificheranno, preventivamente, che non richiedano a nessuno studente un impegno giornaliero che superi:
– 10 minuti nelle classi prime della scuola primaria
– 20 minuti nelle classi seconda e terza
– 30 minuti nelle classi quarta e quinta
– 40 minuti nelle classi prime della scuola secondaria di primo grado
– 50 minuti nelle classi seconde
– 60 minuti nelle classi terze.

9. Non possono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di vacanza o sospensione delle lezioni – agli studenti deve essere permesso di ricrearsi (garantito il “diritto a riposo e al gioco”), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti.

10. Non possono essere assegnati “compiti per le vacanze” (ossimoro logico e pedagogico) – per le ragioni già espresse nel punto precedente e per evitare che i docenti, come previsto dal primo punto di questo Regolamento, trascorrano il resto dell’anno scolastico a correggere gli esercizi previsti dai “Libri per le vacanze”.

Fabrizio De Angelis

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