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Compiti per le vacanze di Natale, sì o no? Per Schettini la pausa natalizia è “troppo breve”, Galiano propone “l’ozio filosofico”

Come ogni anno, ormai a dicembre inoltrato, si discute di compiti per le vacanze di Natale. Giusto assegnarli? E, se sì, cosa assegnare? Gli studenti non devono staccare del tutto oppure è giusto che trascorrino serenamente le giornate natalizie senza studiare?

A dire la loro sono stati alcuni docenti molto famosi sul web e fuori, a La Repubblica. Ecco l’opinione della docente e scrittrice Valentina Petri: “Io credo che un giusto mezzo esista: le feste sono sacrosante, arriviamo tutti esauriti e un po’ di stacco ci vuole ma magari potrebbe essere il tempo per fare le cose che compresse nella settimana sono un po’ sacrificate”.

“Quelle cose che magari richiedono tempi più lunghi: “Il tempo per approfondire un argomento leggendo (non necessariamente dei mattoni, anche “quel libro’ di cui si parla tanto, ce n’è sempre uno, o guardando dei bei film o delle serie o ascoltando un podcast. I compiti delle vacanze non devono essere per forza paginate di esercizi che i ragazzi si passano tra loro con WhatsApp o peggio ancora le tremende schede libro che ChatGpt svolge benissimo. Io più che dare i compiti consiglio. Consiglio molto, non solo a Natale ma tutto l’anno. Leggete questo articolo, guardate questa docuserie, avete seguito questo caso di cronaca? La cosa che ci regalano le vacanze di Natale è il tempo, basta che non sia tutto buttato nella bulimia da scroll del telefono e poi qualunque cosa può essere un ‘compito’”, ha concluso.

Il pedagogista Daniele Novara pensa ad attività alternative: “Durante le vacanze meglio i compiti di realtà”. E cioè andare a vedere una mostra, visitare un museo, guardare un film, leggere un libro, viaggiare, dialogare in famiglia su un qualche argomento, fare attività tutti insieme.

“I compiti per le vacanze, oltre a essere un ossimoro in sé, sono una bella palla al piede per un insegnante: perché se dai degli esercizi da fare, o dei testi da scrivere, poi li devi pure correggere! Purtroppo bisogna invece ammettere molto onestamente che succede anche di far lavorare i ragazzi durante le vacanze e poi nemmeno restituire il lavoro… da studente quante volte mi è successo!”, questa l’opinione del docente e scrittore Enrico Galiano.

“Quello che proporrei io è una cosa diversa, l’ozio per le vacanze, il famoso otium di Orazio, di Ovidio, di Seneca, inteso non come totale assenza di occupazioni, ma come un altro modo di occupare il tempo, cioè dedicandolo alla lettura, alla creatività, alla riflessione personale. Vacanza è sinonimo di vuoto, credo che questo vuoto vada rispettato, visto e considerato soprattutto quanto sono ‘piene’ le giornate dei ragazzi durante l’anno: e praticare l’ozio filosofico degli antichi può essere il modo migliore per tornare dalle vacanze rigenerati ma non intorpiditi, freschi ma non congelati!”, ha aggiunto.

I consigli di Schettini

Ecco le parole di Vincenzo Schettini: “Trovo questa pausa natalizia troppo breve e francamente non ho mai ritenuto le vacanze un momento per ‘caricare’ gli studenti di compiti, piuttosto come un periodo per riposarsi, comunque, rimettendo a posto le cose, magari con un ripasso autonomo, prima di ricominciare”.

Ecco tre suoi consigli per gli studenti: “Primo: organizzate i compiti, distribuendoli su un piano di lavoro, praticamente un’agenda con tutti i giorni scritti e i compiti belli distanziati in modo da evitare il ‘tour de force’ della Befana che francamente non serve a nessuno. Secondo: sfruttate le mattinate dei giorni non festivi, sono mezze giornate nelle quali di solito non si fa nulla di particolare mentre è bello il pomeriggio e la sera poter uscire, stare con gli amici. Terzo: vivete questi compiti con un atteggiamento che nella vita serve sempre e paga: il senso del dovere. Sì, perché nella vita affrontiamo cose non sempre con il massimo dell’entusiasmo ma dobbiamo imparare a portarle a termine. I compiti in fondo ci insegnano proprio ad allenare questo atteggiamento virtuoso”.

I dati Censis

I liceali italiani studiano più dei loro coetanei europei. E non solo a scuola, dove passano sui banchi 27,2 ore a settimana, secondi solo ai colleghi tedeschi; ma anche a casa, dove trascorrono sui libri 2,3 ore al giorno. Lo dice il Censis, che però afferma pure che non sempre questo tempo dedicato all’approfondimento si traduce in apprendimento.

Secondo l’indagine del Censis il 63,7% dei dirigenti scolastici è in realtà convinta dell’importanza degli assegnare i compiti per casa. Buona parte di loro (il 67,5%) ritiene che ci sarebbe bisogno di una regolamentazione specifica, al di là delle circolari risalenti agli anni ’60. Quasi all’unanimità i presidi rispondono che è fondamentale che ogni docente si ritagli del tempo in classe per migliorare il metodo con cui gli studenti svolgono i compiti.

Altra nota: per metà, spesso i docenti si limitano a verificare lo svolgimento degli esercizi, senza correggerli, o fanno troppo affidamento sul fatto che accanto agli studenti ci siano dei genitori pronti, disponibili e preparati ad aiutarli.

Redazione

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