Ogni fine anno scolastico si ripresenta il dilemma quasi amletico: “compiti delle vacanze sì, compiti delle vacanze no”?
Sono finiti i tempi in cui si pubblicavano – soprattutto per le scuole elementari – agili eserciziari di varie materie: italiano, aritmetica (allora si chiamava così la matematica delle elementari), storia, geografia… Io stesso me li facevo comprare, animato da tanta buona volontà e dal fermo proposito di completarli con coscienza ed interesse. Poi, si sa, volontà e promesse cominciavano a declinare quando si partiva per la villeggiatura, si facevano amicizie e si trovavano compagni di gioco. Quindi il ritmo rallentava fino a fermarsi più o meno a metà dell’eserciziario in questione.
Eppure questa semi-latitanza dai doveri scolastici estivi non mi ha mai penalizzato: modestamente ho sempre primeggiato negli studi, dalle elementari fino all’università: dimenticavo i libri a giugno ma ero prontissimo a riaprirli a ottobre (allora la scuola iniziava in questo mese).
Peraltro a quei tempi dall’altro lato della barricata scolastica si trovavano zelanti maestrine, non poche delle quali nubili e quindi libere da impegni familiari, che – seppur non richieste – occupavano buona parte del loro tempo libero a leggere e correggere i compiti delle vacanze dei loro alunni. Vere e proprie missionarie dello studio!
Da tempo ormai questo clima scolastico non esiste più: ricordo che già i miei insegnanti del liceo (anni ’70) non davano compiti per le vacanze, realisticamente consci che tanto molti non li avrebbero fatti. Al massimo consigliavano qualche lettura.
Diventato insegnante, ho applicato questo principio nei confronti dei miei allievi: non assegno mai compiti per le vacanze, però pretendo che alla ripresa delle lezioni siano pronti a ricominciare a rendere scolasticamente. Solo un anno li ho assegnati, quasi obbligato moralmente da colleghi che per le loro materie li assegnano sempre. Ma è successo quello che mi aspettavo: pochissimi li hanno fatti, e questi pochissimi si sono sentiti dei fessi nei confronti di chi invece non li aveva fatti e a cui non è successo nulla di scolasticamente negativo.
E – lo ammetto – un po’ fesso mi sono sentito anch’io, per aver assegnato compiti la mancata esecuzione dei quali non ha comportato per gli inadempienti la minima conseguenza.
Daniele Orla