Ancora qualche giorno e poi tireremo le some definitive, ma, a quanto è dato capire, e se è la “somma che fa il totale”, come diceva Totò, finora le percentuali sono per lo più quasi simili, con una leggere prevalenza dei “sì”: bisogna assegnare i compiti e per tutta una serie di motivazioni che la nostra pagina Facebook riporta, comprese le imprecazioni conto la nostra idea, lanciata esclusivamente per avere tutti, insegnanti e no, le idee un po’ più chiare.
E infatti, se sugli spalti delle torri merlate troviamo i difensori dell’assegnazione dei compiti, per non dimenticare il già appresso, sul campo aperto, ma con strumenti di attacco elaborati, gli assertori della libertà dai fardelli degli obblighi didattici: lasciate che i ragazzi si godano il riposo, come qualsiasi altro lavoratore, e in sintonia con quel preside che ha predisposto persino una dichiarazione formale per i genitori, da sottoscrivere e consegnare alla scuola: basta compiti per le vacanze.
Ma contro di lui ci sono i frombolieri dei compiti a casa: bisogna distinguere, dicono fra le altre cose, modi, condizioni e materie. E siccome la scuola è una cosa seria, come lo è, perché serve anche per formare la classe dirigente di domani, con la cultura e la conoscenza critica non si può largheggiare e allora bisogna pure abituare i ragazzi al sacrificio e al lavoro. Ma non solo. Bisogna anche che gli studenti capiscano l’alto valore dell’istruzione che ama l’allenamento costante, lo “studio matto e disperatissimo” per raggiungere il traguardo più ambito.
Intanto finora abbiamo un buon 53%, una breve maggioranza dunque, che protende per l’assegnazione dei compiti a casa durante le vacanze, contro un quasi 47% di contrari; e, considerando che i votanti sono stati oltre 850, c’è da aspettarsi un similare testa a testa fino ai primi di gennaio, quando verificheremo i dati definitivi.
Sicuramente, ma è un nostro parere, sarebbe pure importante che su alcune questioni, come è appunto una particolare attività educativa affidata fuori dalla scuola, ci fosse l’unanimità di intenti, anche per evitare lamentele dei genitori, come quella che ci è arrivata da un papà: tra i miei due figli, una al classico e l’altro al tecnologico, non c’è stata “uguaglianza di trattamento”. Al classico solo il prof di lettere ha assegnato due riassunti, mentre al tecnologico tutti, “con eccezione del prof di lingue, lo hanno caricato di esercizi e di capitoli interi di ripetizione”: che fare, ci chiedeva sconsolato, mentre “approfittiamo del Natale per raggiungere i miei parenti al Sud?”.
Non riportiamo, per amore di pace natalizia, le sue bellicose considerazioni generali, ma la questione si pone.
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