Gli esperti Ocse non hanno dubbi: i compiti a casa vanno bene per chi ha in famiglia una condizione di privilegio e può essere seguito dai genitori, per gli altri è una pena e un peso e perfino una discriminazione, perché li continua a svantaggiare. Ma non solo. In base ai dati dell’Istituto internazionale di valutazione, le ore trascorse a casa per fare i compiti non coincidono con un conseguente buon andamento scolastico, visto che i ragazzi italiani, nonostante dichiarino di trascorrere quasi 9 ore contro una media Ocse di circa 5, “ottengono risultati scolastici sotto la media degli altri paesi Ocse”.
Con questa analisi si schiera un preside che invita i genitori a spedire una dichiarazione ai professori dei figli dove si scrive che compiti a casa non se ne deve assegnare, nella considerazione che il tempo libero appartiene anche agli scolari, come a tutti i lavoratori che al ritorno a casa devono riposarsi. E in in pochi giorni oltre 2000 adesioni hanno seguito l’appello del dirigente scolastico, tra cui il pedagogista Daniele Novara, il ricercatore del Cnr Francesco Tonucci, il coordinamento Genitori Democratici e della fondazione “Montessori”: abolite i compiti, dicono in coso, perché “sono inutili, dannosi, discriminanti, prevaricanti, impropri, limitanti, stressanti e malsani”.
Di contro però altri osservatori affermano che è importante tenersi sempre esercitati, sia durante le vacanze e no: “I compiti, come momento di riflessione e studio individuale, hanno un ruolo importante nel promuovere l’autonomia dei ragazzi, la loro capacità di organizzare il proprio tempo, e apprendere un metodo di studio”.
“Chi plaude al forfettario fondamentalismo del “niente compiti a casa” dimentica di diversificare: per ordine di scuola, per numero di ore trascorse sui banchi, per materia, per didattica di classe, per tipo di utenza, per tipologia di compito assegnato. E poi, qual è la qualità dei compiti assegnati a casa? Quali e quanti compiti sono sensati? E ancora: com’è la didattica in classe? Su quali materiali lavorano i ragazzi nelle loro stanzette? E cosa significa “8,7 ore sui libri”? Come lavora un ragazzino tutto il pomeriggio a casa? Magari è effettivamente alla scrivania per 2 ore al giorno. Ma per quanto di questo tempo è concentrato sullo studio? I giovani italici apprendono a sufficienza, prima dai genitori e poi dalla scuola, cosa siano pertinenza, efficienza ed efficacia?”
Gli analisti dell’Ocse affermano del resto che ciò che supera le quattro ore alla settimana, non aiuta la prestazione scolastica in modo significativo. Forse invece che mettere sotto accusa i compiti a casa, andrebbe riconsiderata la filiera a monte.
Sono posizioni che si fronteggiano o non sono forse considerazioni che fra loro si integrano?
Ma in ogni caso, cosa ne pensano i nostri lettori? E in modo particolare che ne pensano dei compiti durante le vacanze?
Ricordiamo inoltre che una preside ha emanato una circolare invitando i prof a evitare di assegnare compiti per le vacanze di Natale: “In occasione delle festività natalizie oltre a formulare gli auguri di buon Natale e felice 2015 estendendoli anche alle vostre famiglie, rivolgo l’invito di non assegnare compiti al fine di far trascorrere anche agli alunni e alle famiglie un periodo di tranquillità”.
D’accordo con la preside o no?
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