Didattica

Compiti svolti non più a casa ma a scuola, un ambiente sereno dove tutti gli alunni possono concentrarsi: accade in Francia

“Les devoirs à la maison”. Sono già passati più di trent’anni – era il 1990 – dalla pubblicazione in Francia del saggio di Philippe Meirieu, docente e pedagogista, che contribuì all’apertura del dibattito su uno dei pilastri fondanti dell’istituzione scuola, una pratica centenaria su cui nessuno aveva mai osato discutere: i compiti a casa, per l’appunto, “accusati” in estrema sintesi di appesantire il tempo libero degli studenti – a scapito di un tempo di riposo, di attività sportive, culturali o altro ancora – e di accrescere le disuguaglianze sociali. Un conto, secondo Meirieu, è fare i compiti a casa in ambiente borghese, sereno e ricco di risorse umane (genitori che ti aiutano) e culturali, un altro è provare a farli in contesti di degrado socio-economico.

Il dibattito pedagogico non è mai finito, in Francia come in Italia del resto. In questi giorni, tuttavia, il Ministero dell’Educazione Francese sta tentando di mettere la parola “fine” a questa annosa controversia. Come? Attraverso un dispositivo chiamato “Devoirs faits”, compiti fatti, già in fase di sperimentazione e che diverrà obbligatorio a partire dal prossimo anno scolastico. Il programma prevede che, a partire dalla prima media, i ragazzi svolgeranno i compiti non più a casa ma a scuola, con il supporto di docenti, di personale di associazioni partner della scuola o anche di giovani qualificati in servizio civile. Naturalmente tutto avverrà su richiesta, volontaria, delle famiglie degli studenti e anche gli assistenti – docenti compresi – opereranno a titolo gratuito. Ogni istituto, dunque, sulla base del numero dei ragazzi aderenti all’iniziativa e del personale volontario, organizzerà i suoi corsi. I compiti saranno svolti non necessariamente in coda alle lezioni, ma, tenuto conto della flessibilità dell’orario scolastico francese, anche durante le pause mattutine.

Chi il progetto lo attua già, sembra contento dell’iniziativa. Intervistati dal quotidiano Le Figaro, alcuni docenti e alunni ne hanno sottolineato i punti di forza: i ragazzi possono lavorare in ambiente calmo e sereno, soprattutto tutti quelli che a casa avrebbero difficoltà a concentrarsi; si lavora, tendenzialmente, da soli, ma c’è sempre qualcuno pronto a intervenire in caso di difficoltà o se l’allievo necessita di un’ulteriore spiegazione; si impara ad imparare, obiettivo importante al quale i ragazzi pervengono grazie al metodo che gli assistenti propongono giorno dopo giorno.

Un dispositivo importante che favorisce il successo scolastico, grazie a una sorta di effetto cerniera: da un lato, infatti, i compiti fatti a scuola in prima media, consentono ai giovanissimi studenti di superare eventuali traumi legati al passaggio dalle elementari alle medie: dall’altro, li educano all’acquisizione di un metodo di studio che sarà loro utilissimo al momento di un ulteriore passaggio, quello dalle medie alle superiori.

Gabriele Ferrante

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