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Compiti vacanze di Natale, una docente blogger: “Non servono, non diamoli più. La vita non è solo quella che si vive sui libri”

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Come ogni anno arriva puntuale, con l’avvicinarsi delle festività natalizie, il dibattito in merito ai compiti per le vacanze: giusto assegnarli? Che tipo di compiti assegnare? Meglio lasciare gli studenti “liberi”? O giusto che studino anche durante un periodo in cui non ci sono attività scolastiche?

Isabella Milani (pseudonimo di un’insegnante e blogger, autrice de “L’arte di insegnare”), ha detto la sua a Illibraio.it nel 2015 rivolgendosi a tutti i docenti. Ecco le sue parole: “Le vacanze natalizie esistono perché ogni bambino, ogni ragazzo possa trascorrere le feste con i genitori, con i nonni, con i parenti. Qualcuno, in quei giorni, ha la possibilità di fare brevi viaggi per visitare luoghi o per raggiungere parenti lontani. Si legge di più, si dorme di più, si va di più al cinema, si vanno a trovare gli amici, si sta più insieme”.

“Vacanze e compiti sono in contraddizione”

“Le vacanze natalizie durano circa due settimane. Sono troppo lunghe? Nessuno meglio di noi insegnanti sa che non sono troppo lunghe. Abbiamo bisogno di riposare e abbiamo bisogno di vivere al di fuori della scuola. Perché la vita, cari colleghi, non è solo quella che si vive in classe o sui libri. Né per noi né per i nostri alunni. Lo sappiamo tutti, ma sembra che molti di noi – fortunatamente non tutti – se lo dimentichino nel momento in cui una vocina ci dice ‘devi dare i compiti per le vacanzeeee!’, ‘Se non dai i compiti per le vacanze non sei un bravo insegnante’. Proviamo a non ascoltare la vocina.

“La parola ‘vacanza’ e la parola ‘compito’ sono in contraddizione tra loro. ‘Vacanza’ significa ‘libero da occupazioni’. Il ‘compito’ è un ‘lavoro imposto’. Perché, allora, dobbiamo dare dei compiti, se sono vacanze? Qualcuno di voi risponderà ‘perché abbiamo sempre fatto così’, qualcun altro ‘perché se – soprattutto i bambini più piccoli –  stanno tanti giorni senza far nulla, si disabituano a studiare, perdono il ritmo’, oppure ‘è utile ripassare e fare esercizi'”.

“Vi domando: ma veramente pensate che ci sia un ritmo da mantenere e che, semmai, i vostri alunni possano perderlo e non si possa riprenderlo in una giornata o due, quando sono più riposati? Pensate che il ripasso e l’esercizio che i ragazzi sono costretti a fare, spesso dietro insistenze di genitori furibondi, servano davvero? Pensate che sia utile, a gennaio, passare pomeriggi interi a correggere i compiti delle vacanze? Pensate che correggere (o, addirittura, non correggere) un compito molti giorni dopo la stesura possa davvero servire a qualcosa? Quando eravate studenti quante volte avete controllato le correzioni che l’insegnante vi faceva sul quaderno che vi riconsegnava con il voto?”.

I compiti delle vacanze sono legati ad un passato che non ha più senso?

“Continuare a riempire di compiti i ragazzi, senza porsi minimamente il problema di valutare se servono davvero, se sono troppi, se costringono i ragazzi a maledire la scuola, se costringono i genitori a maledire gli insegnanti significa che siamo troppo legati a un passato che non ha più senso. Non ha più senso né per i bambini piccoli, che dovrebbero dedicarsi al vero compito di ogni bambino, cioè giocare, né per gli adolescenti, che oggi, attraverso internet, hanno modo di leggere, di scrivere, di guardare video e film, di ascoltare musica. Se un ragazzo delle scuole superiori non capisce che può, e deve, sfruttare alcuni dei giorni di vacanza per prepararsi, per ripassare, per leggere dei libri che potranno servirgli durante l’anno, per rivedere –  magari insieme a qualche compagno – esercizi e lezioni che non ha assimilato; se non approfitta del tempo libero che finalmente ha per leggere, sono più che sicura che non imparerà nulla di più obbligandolo a svolgere dei compiti delle vacanze che, ormai lo sappiamo tutti, sarà in grado di copiare da internet o di farsi passare via WhatsApp da amici di Facebook di tutta Italia”.

“I compiti delle vacanze li fanno con coscienza (anche se magari controvoglia) proprio quelli che studiano regolarmente e che quindi sarebbe meglio che si riposassero, o quelli che hanno dei genitori che possono aiutarli, mandarli a lezione o – capita più spesso di quanto si creda- farglieli loro. E quelli che hanno famiglie che non sono in grado di sollecitarli a fare il loro dovere andranno a scuola senza compiti e prenderanno brutti voti, puniti per essere svantaggiati”.

“I compiti delle vacanze servono, allora? A me sembra proprio di no. I bambini più piccoli dovrebbero giocare tranquilli e leggere qualche bel libretto. Gli adolescenti potrebbero – senza imposizioni – ripassare quello che sanno di avere studiato poco e leggere un libro. Direi che un libro basta, perché è più di quello che molti di noi – che pure siamo insegnanti – riescono a leggere durante le vacanze natalizie. ‘A Natale siamo tutti più buoni’ si dice. Cominciamo dai compiti per le vacanze. Non diamoli più”, ha concluso la docente.

Scuola vista come votificio?

Ecco alcuni dei commenti che stanno apparendo in questi giorni sui social: “Per me ‘compiti per le vacanze’ è un ossimoro, o si fanno i compiti o si fanno le vacanze”, “Il disastro da colmare non è nel periodo delle vacanze di Natale, ma in tutto il resto dell’anno”, “La cultura non conosce pause. Se la scuola viene vista solo come un ‘votificio’ e si studia solo per le interrogazioni, i risultati che se ne ottengono solo quelli che ho elencati sopra. Manca la cultura e il piacere del sapere che la scuola e tante famiglie molto spesso non danno”, “Lo studio è un premio non un peso”.

Dibattito sempreverde

L’anno scorso Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, ha detto la sua sulla faccenda, affermando che non bisognerebbe assegnare troppi compiti per le vacanze agli studenti delle superiori e che, a quelli della scuola media e primaria, sarebbe meglio assegnare altri tipi di attività da svolgere, come visite a parchi naturali, chiese, musei e mostre.

In risposta a queste parole è arrivato il commento del professor Carlo Scognamiglio dello storico Liceo Scientifico Cavour di Roma, che ha espresso la sua opinione facendosi portavoce della sua categoria a Il Messaggero. “Solitamente si presentano gli insegnanti come quelli che sono orientati a caricare di compiti i propri studenti nel periodo delle vacanze, non è così”, ha esordito.