In questi giorni è esploso il dibattito in merito ai compiti delle vacanze di Natale: giusto assegnarli agli studenti? Sbagliato? E cosa assegnare se lo si vuole fare? Gli insegnanti sono divisi rispetto a questo tema. A dire la sua, nero su bianco, in una circolare, è stata una dirigente scolastica di un istituto comprensivo di Torino.
Quest’ultima ha esortato i suoi docenti a non dare compiti ai propri alunni, nel nome del vero significato della parola “vacanza”. Ecco cosa ha detto a Il Corriere della Sera: “I bambini e i ragazzi trascorrono già molto tempo a scuola durante l’anno, con famiglie sempre più impegnate nel lavoro e sempre meno insieme. Isolate, spesso lontane da quella di origine, non hanno occasioni di contatto con i parenti come una volta: le vacanze sono preziose per ascoltare e osservare quel che si fa in casa, per il dialogo tra generazioni. Chi ha le famiglie lontane va a visitare i parenti ed è giusto che sia così, visto che parliamo tanto di favorire la crescita emotiva e lo sviluppo delle relazioni, senza che i ragazzi siano costretti a partire con lo zaino pieno di libri”, ha argomentato.
“La circolare è solo un invito a riflettere, tra tutte le discipline insieme i compiti rischiano di diventare un peso notevole e di dividere le famiglie anziché unirle. Per me non è tanto una questione di ‘compiti sì o no’ durante l’anno, ma del rispetto della vacanza: il tempo del riposo mentale e per le cose che di solito non si fanno durante la routine deve essere rispettato. La scuola non si deve sovrapporre al tempo della famiglia”.
“Ci sono famiglie che si lamentano dei troppi compiti e altre che ne chiedono di più, pensando che la scuola che non li dà non sia abbastanza valida. Guardano la quantità piuttosto che la qualità, fanno paragoni tra una classe e l’altra. Non tutto si misura con la carta consumata nei quaderni”.
E se i docenti non fossero d’accordo? Ecco la risposta della preside: “Certo, si rischia di andare a ledere la libertà di insegnamento. Ma per me è un invito legato solo alle vacanze. Nello stesso spirito ho regolamentato la disconnessione durante l’orario serale e i festivi, evitando comunicazioni, note o voti sul registro elettronico. La mente ha bisogno di riposare per poi essere pronta ad apprendere. Tutti ne abbiamo bisogno, insegnanti compresi”, ha concluso.
Ecco alcuni dei commenti che stanno apparendo in questi giorni sui social: “Per me ‘compiti per le vacanze’ è un ossimoro, o si fanno i compiti o si fanno le vacanze”, “Il disastro da colmare non è nel periodo delle vacanze di Natale, ma in tutto il resto dell’anno”, “La cultura non conosce pause. Se la scuola viene vista solo come un ‘votificio’ e si studia solo per le interrogazioni, i risultati che se ne ottengono solo quelli che ho elencati sopra. Manca la cultura e il piacere del sapere che la scuola e tante famiglie molto spesso non danno”, “Lo studio è un premio non un peso”.
L’anno scorso Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, ha detto la sua sulla faccenda, affermando che non bisognerebbe assegnare troppi compiti per le vacanze agli studenti delle superiori e che, a quelli della scuola media e primaria, sarebbe meglio assegnare altri tipi di attività da svolgere, come visite a parchi naturali, chiese, musei e mostre.
In risposta queste parole è arrivato il commento del professor Carlo Scognamiglio dello storico Liceo Scientifico Cavour di Roma, che ha espresso la sua opinione facendosi portavoce della sua categoria a Il Messaggero. “Solitamente si presentano gli insegnanti come quelli che sono orientati a caricare di compiti i propri studenti nel periodo delle vacanze, non è così”, ha esordito.
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