Così Silvia Chimienti (M5S) dopo la notizia che il Miur ha interrotto la seconda fase del piano UNAR e Pari Opportunità sulle tematiche della lotta alle discriminazioni e dei diritti civili.
Esiste infatti una Strategia nazionale contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere promossa dall’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e dal dipartimento delle Pari opportunità (e adottata con decreto ministeriale nel 2013 su raccomandazione del Consiglio d’Europa), dalla quale, a un certo punto, il ministero dell’Istruzione ha preferito dissociarsi.
Insomma, dopo aver partecipato alla prima fase, quella nazionale, che ha visto attuarsi corsi di formazione per i dirigenti del ministero e degli uffici scolastici regionali, si è ritirato dalla seconda fase, quella territoriale, che riguardava la formazione dei vertici degli uffici scolastici regionali e provinciali di Umbria, Toscana, Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Sardegna. Con quale giustificazione? “Faremo un piano nostro, che coinvolgerà tutto il territorio nazionale, non solo alcune regioni, e sarà rivolto direttamente agli insegnanti” dichiara il Miur a ilfattoquotidiano.it. Aggiungendo che “il piano rientra negli obiettivi del comma 16 della legge 107”, cioè della “Buona scuola”. Ma al momento non c’è nessuna tabella di marcia in agenda.
Sempre Il fatto quotidiano.it ci informa di un altro dettaglio non di poco conto. Tra i relatori dei corsi nazionali, che si sono tenuti il 26 e 27 novembre a Roma, il Miur ha tagliato fuori le associazioni in difesa dei diritti lgbt. “Abbiamo scelto una formazione tra pari con il racconto delle migliori esperienze fra scuole. Non è stata esclusione, ma un metodo di formazione” replicano da viale Trastevere. L’Unar prende atto: “Non abbiamo capito bene il motivo, ma non possiamo farci niente”.
Che dietro la mossa del Miur ci sia la pressione delle associazioni cattoliche pro famiglia tradizionale è un’ipotesi che non si dice ufficialmente ma che, tra gli addetti ai lavori, sono in tanti a pensare.
“Il Ministero arretra, dunque, continua la Chimienti, dinanzi alle evidenti pressioni di sostenitori dell’idea tradizionale di famiglia: “Questo passo indietro è una vergognosa resa di fronte agli attacchi ignobili di associazioni di estremisti e di sedicenti cattolici che in questi mesi non hanno fatto altro che spargere terrore nell’opinione pubblica, allarmando le famiglie con la falsa informazione dell’istituzione in tutte le scuole italiane di corsi di ideologia ‘gender’ a partire da settembre.”
Conclude la deputata M5S: “Il Ministro Giannini, che proprio ieri aveva tacciato come “truffa culturale” la propaganda di questi mesi sul gender, oggi si fa irretire dalle spinte bigotte e oscurantiste e nega ancora una volta all’Italia la possibilità di mettersi al passo con gli altri paesi europei e di progredire in civiltà e tutela dei diritti delle persone di diverso orientamento sessuale.”
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