Comuni e Province tornano alla carica: da marzo le scuole inizieranno a chiudere!

Comuni e Province non ci stanno. La legge di stabilità li penalizza. E con loro le scuole, di cui per legge devono assolvere le opere di costruzione e manutenzione. Nella giornata dell’11 dicembre, ad una manciata di giorni dall’approvazione della legge di stabilità da parte del Senato, si sono fatti entrambi sentire pubblicamente. E non più solo per minacciare di lasciare alunni, docenti e personale Ata la freddo, per la mancanza di fondi per i riscaldamenti. Stavolta la denuncia sfocia nella possibile chiusura di alcuni istituti. Già dall’anno scolastico in corso.
Stavolta le lamentele sono partite dal coordinatore Anci dei Piccoli Comuni, Mauro Guerra, lanciando dal sito ufficiale dell’organismo da lui rappresentato un monito a tutti i parlamentari, nel quale ha chiesto una proroga sulla prima scadenza dell’obbligo di gestione associata. “L’estensione dal 2013 del Patto di stabilità ai Comuni tra 1.000 e 5.000 abitanti – ha scritto Saitta – deve essere cancellata, pena la paralisi completa di questi enti, la assoluta impossibilità anche tecnica della sua gestione, la fine di ogni possibilità di investimento e il venir meno di servizi essenziali (dalla scuola al sociale) per oltre 12 milioni di cittadini”.
Secondo il rappresentante dei Piccoli Comuni “entro l’1 gennaio 2013, circa 4.000 Comuni devono associare in convenzione o in Unione di Comuni almeno 3 delle 9 funzioni previste, mentre le restanti 6 funzioni devono essere aggregate entro la fine del 2013, il tutto a pena di commissariamento, con ciò che ne deriva per le comunità locali. Di molte di queste funzioni – dice però l’esponente dell’Anci – non è ancora chiaro né definito l’esatto contenuto. Con la crisi di governo si chiude la possibilità da noi invocata di concordare delle linee guida interpretative”.
Come se non bastasse “non sono definiti neanche i criteri sulla base dei quali dovranno essere valutate le gestioni associate mediante convenzioni. Con la crisi e sino dopo le elezioni, queste e altre risposte indispensabili per migliaia di amministratori non potranno arrivare. Nel contempo – sottolinea Guerra – peserà sul lavoro delle gestioni associate comunali anche la gravissima condizione di incertezza in atto sul riordino delle Province”.
Incertezza espressa a chiare lettere anche dal presidente dell’Unione provincie italiane, Antonio Saitta, intervenuto a un seminario a Torino con il procuratore Raffaele Guariniello sulla sicurezza negli edifici scolastici: “se non ci sarà un intervento dello Stato – ha detto Saitta – saremo costretti da marzo a chiudere qualche scuola”. Secondo il rappresentante Upi “per una seria programmazione degli interventi negli edifici scolastici, occorrerebbero 8,5 miliardi di euro, che significano un investimento medio di 2.300 euro per ogni studente iscritto alle medie superiori”.
Invece nella situazione attuale le provincie, ha evidenziato Saitta “stanno ancora attenendo i 350 milioni assegnate (per cantieri già aperti nelle scuole ndr) da una delibera Cipe nel 2010, ma erogati perchè destinati ad altre emergenze”. Ecco perché le provincie chiedono una semplificazione delle procedure amministrative nonché “poteri straordinari ai presidenti, per intervenire quando è a rischio la sicurezza degli studenti, degli insegnanti e del personale Ata”. Altrimenti, ha concluso Saitta, “quando non ci saranno più risorse avendo la responsabilità degli edifici scolastici, non potremo che chiudere le scuole”.
L’auspicio del presidente dell’Upi è che in questi giorni il Parlamento “che discute la legge di stabilità, ci dia delle indicazioni su cosa fare”. Per il 2013, infatti, il taglio alle Province sarà di 1,2 miliardi di euro, ha reso noto Saitta, sollecitando “qualche atto di coraggio” perché con questi fondi “dovremmo fare tagli su manutenzioni ordinarie e straordinarie”.

Alessandro Giuliani

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