L’inclusività e l’inclusione, valori di base degli Accordi di Ventotene e dell’Europa Unita, da sempre caratterizzano il sistema europeo, fedele in maniera assoluta all’osservazione della tutela delle minoranze tecniche dei territori che lo costituiscono. Tali comunità, con forte sentimento nazionale ed identitario, sono presenti in ogni dove in Europa, compreso il Belpaese; questo, in particolare, conta più di 230 lingue oltre l’italiano riconosciuto come lingua nazionale: francoprovenzale, occitano, greco di Calabria, sloveno ed altri idiomi radicati in specifici angoli dello Stivale. Tra questi figura una comunità millenaria originatasi in India e transitata nei Balcani prima di giungere definitivamente, a seguito delle tensioni etniche concretizzatasi in guerra negli anni ’90, nel nostro paese: quella romani, che vive in appositi campi nelle maggiori città italiane nell’attesa di essere ricollocata. Il tentativo dell’Europa, attraverso appositi programmi finalizzati all’istruzione attiva, sarebbe quello di tutelare e riscrivere (o meglio diffondere) la storia della suddetta popolazione con cui i cittadini delle maggiori città italiani convivono quotidianamente senza aver mai posseduto l’occasione di avvicinarsi alla cultura antichissima, ai riti ed alle tradizioni per timore o oscuri e perversi pregiudizi.
Organizzato in collaborazione dall’Osservatorio sull’insegnamento della storia in Europa e dal Team Rom and Travellers del Consiglio d’Europa, il webinar su “Teaching the History of Minorities in Europe: the Case of Rom History” ha riunito circa 60 partecipanti online ed è stato lodato per il ricco contributo di ciascun relatore, in particolare nel fornire esempi di buone pratiche e nel fornire risorse per garantire l’insegnamento della storia della minoranza rom in modo inclusivo e partecipativo. A queste iniziative faranno seguito laboratori organizzati nelle scuole europee in collaborazione con il Consiglio d’Europa. In merito all’etnocentrismo tipico della didattica della storia di stampo novecentesco, sono numerose le critiche ed i suggerimenti rivolti agli insegnanti europei. “Dobbiamo avere insegnanti forti e competenti, creativi e sufficientemente aperti da essere in grado di portare contenuti nelle situazioni quotidiane della classe. Ciò che gli insegnanti fanno all’interno dei curricula è ciò che è più importante per noi. Quando parliamo di contenuti riguardanti la storia delle minoranze, compresa la lingua e la cultura Rom, preferiamo parlare di come possiamo fornire corsi, materiali e risorse per insegnanti pronti per le classi, con passaggi progettati su come utilizzarli”, ha fatto presente in sede di webinar Anamarija Viček, Segretario di Stato presso il Ministero dell’Istruzione, della Scienza e dello Sviluppo Tecnologico della Serbia e membro dell’Ufficio di presidenza del consiglio di amministrazione dell’Osservatorio, sottolineando la necessità di risorse a sostegno degli insegnanti per impartire lezioni rispettose degli standard del Consiglio d’Europa e delle raccomandazioni su insegnamento della storia.
Un nuovo progetto congiunto dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa – noto come HISTOLAB (Transnational History Education and Cooperation Laboratory) – cercherà anche nei prossimi mesi e anni di mettere in comune le conoscenze relative all’insegnamento della storia, inclusa la storia delle minoranze, all’interno di una risorsa digitale condivisa. “Il Consiglio d’Europa ha già fatto molto in termini di promozione della storia delle minoranze e lo stesso Osservatorio ha come uno dei suoi obiettivi quello di richiamare l’attenzione sull’importanza dell’insegnamento della storia delle minoranze e della storia dei Rom. Questo tipo di sviluppo partecipativo del curriculum è la via da seguire per un tipo di insegnamento della storia che sia più inclusivo e anche più rispondente ai bisogni delle società” ha integrato ai contenuti espressi in sede di webinar il dottor Raul Cârstocea, docente presso la Maynooth University e vicepresidente del Consiglio consultivo scientifico dell’Osservatorio di riferimento. Ha anche menzionato il ruolo di quest’ultimo nel “migliorare lo stato attuale di ciò che sappiamo sulla storia delle minoranze e l’insegnamento della storia delle minoranze in generale. L’Osservatorio realizza relazioni longitudinali tra gli Stati membri (relazioni regolari e tematiche). Il primo rapporto tematico si concentrerà sull’insegnamento delle pandemie e dei disastri naturali nella storia […] e abbiamo un capitolo di quel rapporto che parla del capro espiatorio dei gruppi minoritari nel contesto delle pandemie. Quando si tratta della relazione periodica, una delle cose che ci siamo chiesti è la misura in cui viene insegnata la storia delle minoranze nei diversi paesi e come viene insegnata”. Senza necessariamente formulare raccomandazioni o critiche aperte, l’Osservatorio sta gettando le basi per la raccolta di dati negli Stati membri riguardanti, tra l’altro, l’insegnamento della storia delle minoranze e l’insegnamento della storia dei Rom.
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