La scuola primaria ha tenuto, la media ha fatto registrare un calo di apprendimenti, alle superiori si è registrato quasi un tracollo: nella secondaria di secondo grado, nell’ultimo anno la lista di studenti che non raggiungono la sufficienza nelle conoscenze e competenze in Italiano sale dal 35% al 44%. E in Matematica l’arretramento è addirittura di dieci punti, arrivando al 51%. Sono le preoccupanti indicazioni che arrivano dal Rapporto Nazionale Invalsi 2021, presentato la mattina del 14 luglio presso la sala Convegni del Cnr a Roma. Le rilevazioni standardizzate erano molto attese, perché costituiscono le prime dopo la terribile esperienza del Covid, che ha tenuto chiuse le scuole per tre mesi lo scorso anno e lunga parte (alle superiori e nelle zone ‘rosse’) anche quest’anno.
Ebbene, dalla prima misurazione su larga scala degli effetti sugli apprendimenti di base conseguiti – quindi in Italiano, Matematica e Inglese – c’è da stare davvero in guardia. Con tutti i limiti che possono contenere questo genere di rilevazioni, è significativo che la partecipazione studentesca alle prove svolte nell’ultima primavera, sia stata alta: oltre il 98% nella scuola primaria, il 93% nella scuola secondaria di primo grado (in Puglia molto meno)e l’82% nella scuola secondaria di secondo grado. Le prove hanno coinvolto oltre 1.100.000 allievi della primaria (classe II e classe V), circa 530.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e circa 475.000 studenti dell’ultima classe della scuola secondaria di secondo grado. Complessivamente sono state svolte ben 3.820.000 prove Cbt (computer based testing).
Inoltre, i dati sono stati messi a confronto con quelli analoghi realizzati nel 2018 e 2019. Quello che è cambiato è lo scenario delle lezioni e le modalità di insegnamento, con lunghi periodi di didattica realizzata a distanza.
Ebbene, in entrambi i cicli in tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento del 2021 si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. I divari territoriali si ampliano maggiormente passando dalle regioni del Centro-Nord a quelle del Mezzogiorno.
Il confronto degli esiti della scuola primaria il quadro che deriva è sostanzialmente stabile, anche se non mancano elementi di preoccupazione soprattutto nel Mezzogiorno.
“La scuola primaria regge – ha detto Roberto Ricci, responsabile dell’Area Prove Invalsi: al termine del quinto anno per l’Italiano, dai primi dati sembra che vi siano anche dei lievi miglioramenti”.
“Per la matematica si nota il fenomeno contrario, con una leggera regressione dei risultati. Stabili i risultati di inglese, con l’ipotesi che le famiglie possano essere intervenute per sopperire la mancanza di didattica in presenza”.
Nella scuola secondaria di primo grado c’è stato invece un arretramento consistente rispetto agli anni precedenti.
In Italiano si sono persi 4 punti, “bruciando” così il guadagno ottenuto nel 2019.
Solo la provincia di Trento ha incrementato i risultati rispetto al 2018. Complessivamente, le competenze si sono abbassate, passando dal 34% di non sufficienti del 2018-19 al 39% del 2021.
E la quota concentrata negli allievi che provengono da contesti socio-economici svantaggiati. Con picchi negativi al Sud e nelle Isole. In particolare, Puglia e Campania hanno fatto registrare risultati in ribasso.
In Matematica la regressione è stata più accentuata che nell’italiano.: i punti persi sono 7 punti, dal 40% al 44%
Le perdite sono distribuite su tutti gli alunni – bravi e meno bravi – e in tutte le aree del Paese. Particolarmente preoccupante il dato sulle Isole e il Sud. Ancora più evidente lo svantaggio negli allievi con background con socio-economico-culturale basso. Anche Liguria e Toscana hanno fanno registrare cali importanti. Preoccupante il Mezzogiorno. In Calabria addirittura il 60%.
In Inglese, invece, lo scostamento è minimo. Addirittura c’è un leggero miglioramento nelle competenze nella parte teorica. Comunque, al termine della secondaria di primo grado il 24% non raggiunge le competenze minime nel Reading, che diventa 41% nel Listening.
“Alle medie c’è stato un progressivo abbassamento della curva degli apprendimenti, con arretramento negli allievi che avevano risultati migliori”, ha detto Ricci.
In generale, però, ha assicurato “non c’è alcun buco nero della scuola media, non si trova nessun riscontro nei dati di questa credenza”.
Il quadro diventa ancora più grigio alle superiori. Per la scuola secondaria di secondo grado, in particolare nell’ultimo anno, ad eccezione della Campania e della Puglia la partecipazione alle prove è stata buona.
Gli esiti arretrano in modo sensibile ancora più sensibile. Sono riscontrabili soprattutto in tre Regioni: Campania, Puglia e Abruzzo. Sei studenti su dieci hanno terminato la scuola secondaria con competenze modeste e inadeguate, con picchi nelle famiglie svantaggiate.
In Italiano c’è un arretramento di 9 punti: dal 35% del 2019 al 44% del 2021.
Solo Trento, Liguria e Lombardia rimangono nella media nazionale.
Mentre Veneto e Friuli hanno un calo, ma rimangono sulla media del 2019: tutte le altre Regioni scendono.
In Matematica la perdita di apprendimenti è di 10 punti: perdita ancora più netta rispetto ad Italiano. Particolari regressioni si riscontrano anche al Nord-Est e al Sud.
Se rispetto al 2019, i risultati del 2021 di Italiano e Matematica sono più bassi, quelli di Inglese (sia listening sia reading) sono stabili.
Inoltre, la differenza tra scuola primaria e secondaria si registra non solo tra le scuole ma anche tra le classi (dall’inizio di settembre saranno disponibili anche i dati a livello di scuola).
La pandemia sembra avere accentuato anche il problema della dispersione scolastica, soprattutto nelle sue componenti più difficili da individuare e quantificare.
C’è poi una fetta di studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, hanno conseguito la maturità senza avere fatto proprie le competenze di base.
Ogni anno perdiamo la metà degli studenti di Ferrara, circa 45 mila giovani, escono dalla scuola con competenze inadeguate.
“Sono quelli che hanno la cosiddetta ‘infarinatura’ ma che all’uscita della scuola, anche se promossi, non hanno acquisizioni salde”, ha detto Maria Ajello, dal 2014 presidente Invalsi.
Inoltre, nella scuola secondaria ci sono fenomeni latenti piuttosto preoccupanti.
“Gli esiti di queste prove possono dare un aiuto – ha detto Ricci -. Ci sarà una questione di tempo necessario per i recuperi. Usare i dati può essere utile ai recuperi, da intendere quindi non solo come strumento di misurazione. Sono informazioni utili alla realtà specifica”.
“Certo, bisogna ridurre le quote di allievi in difficoltà e aumentare gli allievi con buone competenze”, ha concluso il responsabile Prove Invalsi.
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