Nella serata del 20 aprile la notizia della morte di Giancarlo Cerini si è diffusa in poche ore fra chi lo conosceva più direttamente, ma nella mattinata del 21 i post e i commenti si sono moltiplicati molto velocemente.
Giancarlo Cerini aveva lavorato come ispettore scolastico dal 1987 e anche dopo il pensionamento non aveva mai smesso di occuparsi di scuola e di pedagogia.
Era nato il 19 aprile del 1951 e quindi è morto all’indomani del suo settantesimo compleanno.
La sua avventura nel mondo della scuola iniziò come maestro di scuola elementare alla fine degli anni ’60; nel 1981 diventò direttore didattico e nel 1987 ispettore, sempre in Emilia Romagna, sua regione di nascita.
Prima di lavorare nella scuola (erano gli anni del “miracolo economico”) era stato “ragazzo di bottega” insieme con il fratello gemello Floriano che qualche anno fa aveva raccontato questa esperienza di vita nel libro “Burdèl. Ragazzi di bottega”.
Nel volume, i mitici anni Sessanta vengono raccontati per come erano stati vissuti e visti dai due fratelli gemelli che, quando erano liberi dallo studio, lavoravano nella bottega di un barbiere.
Si è sempre occupato in particolare di scuola dell’infanzia ed è stato uno degli estensori dei Nuovi Orientamenti del 1991 oltre che delle Linee pedagogiche del sistema 0-6 anni.
Negli ultimi anni si è dedicato con grande impegno e competenze del sistema educativo per la fascia 0-6 di cui può essere considerato a buon diritto uno degli ispiratori per gli aspetti pedagogici.
Assai cospicua la sua attività pubblicistica; difficile fare un “inventario” delle centinaia di articoli, saggi e libri che ha scritto nel corso degli anni.
E’ stato direttore di importanti riviste pedagogiche, ultimamente dirigeva la Rivista dell’Istruzione edita da Maggioli e il settimanale on line Scuola7.
Anche il ministro Patrizio Bianchi ha voluto ricordarlo con un comunicato ufficiale sottolineando che “tutta la scuola italiana ha conosciuto Giancarlo Cerini, la sua dedizione intelligente e instancabile all’educazione”.
“Il modo migliore per ricordarlo – ha aggiunto il Ministro – sarà continuare insieme il suo lavoro”.
Umano e personalissimo il ricordo di Raffaele Iosa, anche lui ispettore scolastico dal 1987: “Quanti ricordi, quante scintille fraterne tra noi sul fare della scuola, quanti improbabili panini abbuffati al volo in tante stazioni o grill d’Italia. Di te ammiravo invidioso la cura dei pensieri di tutti, con quegli appunti che prendevi con scrittura minuta, con frecce e numeri, per dare un senso al discorrere caotico di un pensare pedagogico sempre più incerto di quest’ultimi anni. Il tuo continuo scrivere, girare, parlare aveva il senso della frenesia generosa di un maestro innamorato della pedagogia, o meglio dei bambini. Il tuo senso civile di un lavoro nobile e arduo era totale”.
“E non dimenticherò mai – conclude Iosa – quanto ci ‘spataccavamo’ dal ridere a raccontarci quando eravamo ragazzini figli del popolo, tu e Floriano a fare il garzone di un barbiere, io di un fruttivendolo”.
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