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Con gli scrutini anticipati al 1° giugno meno giorni di lezione e zero recuperi finali: ma Draghi non voleva la scuola fino a luglio?

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Non è ben chiaro cosa abbia spinto il ministero dell’Istruzione a dare facoltà alle scuole di anticipare gli scrutini prima della fine delle lezioni: una decisione che, leggendo l’O.M. n. 159 del 17 maggio scorso, sarebbe scaturita “a causa del perdurare della pandemia”. Una condizione di oggettiva difficoltà, dovuta ai rischi del Covid, che necessita evidentemente di un maggior numero di giorni per organizzare adempimenti ed operazioni di fine anno scolastico, Esami di Stato compresi, oltre che l’avvicinamento alla Scuola d’Estate. Rimangono però dei dubbi. A partire dal fatto che l’anticipo delle valutazioni di fine anno andrà a privare diversi alunni di una decina di giorni di scuola: in Calabria, Campania e Sardegna l’ultimo giorno di scuola, ad esempio, è fissato al 12 giugno; in provincia di Bolzano addirittura il prossimo 16 giugno.

I recuperi impossibili

“Non capisco perché il Ministro abbia preso questa decisionescrive una nostra lettrice, Monica Buson -: in questo modo, si andranno a togliere ai ragazzi quelle ultime piccolissime possibilità di recupero di materie, e in questi ultimi 12 giorni dalla fine della scuola, ci sarà la rincorsa alle ultime verifiche. Oppure improvvisamente fioccheranno voti che non si sa da dove son venuti”.

“Tutto questo – continua la lettrice – durante un anno nel quale moltissime voci autorevoli si sono alzate ad avvertire della difficoltà che gli studenti e le studentesse stanno percependo, e con i dati che emergono quotidianamente di abbandono scolastico, molto maggiore rispetto allo scorso anno”.

Il rilievo sembra pertinente. Per diversi mesi, infatti, si è dibattuto sulla possibilità di modificare il calendario scolastico, posticipando anche abbondantemente il termine delle lezioni, per recuperare il tempo perduto e gli apprendimenti. Soprattutto degli alunni più difficili.

Anche il premier lo aveva detto

L’esigenza era sentita al punto che si è anche parlato di introdurre in fretta nelle scuole, in chiave di prevenzione contagi, quei condizionatori d’aria di cui si parla da anni e che con il Covid erano diventati ancora più necessari per sanificare le aule. Una condizione che hanno posto pure i sindacati, tra i più perplessi dinanzi all’ipotesi di un’eventuale scuola protratta fino a luglio 2021.

Tra i più attivi per il prolungamento delle lezioni in presenza, nelle passate settimane, c’era sicuramente il Gruppo Condorcet.

Ma ne ha parlato anche il premier Mario Draghi, nei giorni di insediamento dell’attuale nuovo governo.

La richiesta è stata rinnovata, alcuni giorni fa, dal senatore renziano Gabriele Toccafondi, il quale ha dichiarato che per docenti e studenti sarebbe stato più utile rendere obbligatorie, anziché facoltative, le attività scolastiche estive sovvenzionate dal governo con 510 milioni di euro.

I giorni alla fine sono stati tolti…

Alla fine, il ministero dell’Istruzione è però andato nella direzione opposta. Quella della Scuola volontaria, per discenti e docenti.

Mentre le lezioni obbligatorie si sono di fatto assottigliate. Perché è vero che lo svolgimento dello scrutinio precedente al termine delle lezioni non comporta la fine delle attività scolastiche, di fatto laddove questo avverrà sarà molto difficile pensare ad attività in classe nei giorni residui successivi come se non fosse accaduto nulla.

Questo significa, quindi, che non solo le settimane di recupero non si praticheranno, ma addirittura si toglieranno alcuni giorni di scuola ordinaria. Mentre solo pochi studenti daranno probabilmente l’ok alla Scuola d’Estate. Senza contare che con i pochi allievi che parteciperanno non ci saranno dei docenti.

Anche il sondaggio della Tecnica della Scuola ci ha detto che l’80% dei docenti, studenti e genitori non parteciperà. Qualcosa non torna: il ministero dell’Istruzione farebbe bene a spiegare i motivi di queste scelte.

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