I lettori ci scrivono

Con i punti “jolly” conquisto i miei studenti

Quindici anni fa mi è stata proposta una supplenza in una scuola media privata, io mi occupavo di ricerca all’Università ed esercitavo come libera professionista, e non avevo preso in considerazione l’insegnamento. Ci ho comunque provato, ed è stato amore a prima vista: ho scoperto che insegnare ai ragazzi era divertente, era stimolante trovare nuovi approcci per coinvolgere chi aveva difficoltà, era entusiasmante veder affiorare sui volti la comprensione su qualcosa che prima sembrava ostico e inarrivabile.

E, fin da subito, mi sono inventata il metodo dei punti jolly, che i ragazzi, in ogni classe (ho insegnato poi anche alle superiori) accolgono con entusiasmo.

Di cosa si tratta? Iniziamo subito col dire che si tratta di punti di merito, che i ragazzi conquistano partecipando attivamente alla lezione.

Se durante una mia spiegazione qualcuno alza la mano e fa un’osservazione pertinente, andando un po’ oltre quello che stavo raccontando, e magari facendo collegamenti con sue conoscenze pregresse (didattiche e no), gli assegno un punto jolly. Altre volte sono io stessa che interrompo la mia spiegazione e pongo una domanda (avvertendo che vale un punto jolly): per poter rispondere devono magari mettere insieme concetti spiegati poco prima o anche in lezioni precedenti, usando essenzialmente la LOGICA: questo è uno dei punti deboli della maggior parte dei ragazzi, anche quelli che magari studiano tanto, ma quando si tratta di collegare causa-effetto fanno fatica. Il mio metodo li spinge a prendere ciò che sanno, ragionare su sequenze di eventi, arrivare a una conclusione. Chi per primo ci arriva, conquista un punto jolly. E se ci arrivano in due, magari uno mette insieme i mattoncini ma non vede ancora la soluzione finale, e un altro sì, allora mezzo punto jolly ciascuno.

In questo modo ottengo:

1) grande attenzione in classe, sono tutti pronti alla possibile domanda e non vogliono perdersi dei pezzi

2) partecipazione anche dei ragazzi meno studiosi, che vivono la cosa come un gioco

I punti jolly li segno sul registro cartaceo (che mi porto sempre dietro e che convive a fianco di quello elettronico) accanto al nome dello studente, il quale poi potrà usarli quando vorrà (ecco perché jolly) per alzare un voto di verifica. Ha preso 6 in una verifica e ha 1 punto jolly conquistato un mese prima? Se vuole mi può chiedere di farlo diventare un 7.

Ovviamente non li “regalo a pioggia” ma li assegno sporadicamente solo per gli interventi più intelligenti, ma in questo modo riesco anche a premiare quei ragazzini più timidi, o con disturbi dell’attenzione, o con una capacità cognitiva limitata, perchè i loro interventi, che magari per altri sono banali, per loro sono una conquista, qualcosa che altrimenti non avrebbero fatto, e così li stimolo a intervenire più spesso e a sentirsi apprezzati per quanto dicono.

Non è finita: la mia materia alle medie è tecnologia, e questo mi permette di proporre tanti esperimenti collegabili alla teoria spiegata in classe. Purtroppo però i laboratori che posso svolgere a scuola sono pochi, mancano le aule attrezzate, manca la strumentazione che devo procurarmi di tasca mia, e soprattutto manca il tempo: si parla tanto di potenziare le competenze STEM e poi le ore di tecnologia sono solo 2, una vera contraddizione in termini.

Il programma è vastissimo, impossibile da svolgere tutto, e comprende anche disegno tecnico e informatica. Così, non potendo realizzare la didattica laboratoriale che vorrei in classe, propongo degli esperimenti da farsi a casa, con materiali facilmente reperibili, assolutamente facoltativi. Do tutte le istruzioni necessarie e tempi lunghi (2-3 settimane), e chi mi manda il video dell’esperimento svolto oppure porta direttamente a scuola l’oggetto creato, conquista 1 o 2 punti jolly a seconda della difficoltà per realizzarlo. I ragazzi si divertono a costruire resistori, razzi chimici, turbine idrauliche, pannelli solari e tanto altro, comprendono meglio ciò di cui abbiamo parlato in classe e si fanno la “scorta” di punti per un’eventuale verifica che non vada bene. Oltre a costruire chiedo loro di spiegare cosa hanno fatto, le conclusioni del loro esperimento, per stimolare la CAPACITA’ ESPRESSIVA, altro tasto dolente di questa generazione.

Sia chiaro che essendo punti di merito non possono essere usati su un 4 di una verifica consegnata in bianco, che in realtà non è un 4 ma uno 0. Invece su un 4 reale (per intenderci, 4 risposte corrette su 10) sì.

Mediamente durante un anno scolastico ogni studente conquista da 1 fino a 10 punti jolly, a seconda dell’intraprendenza. Li possono usare quando vogliono durante l’anno, e anche più di uno per volta (un 7 può diventare un 10 con 3 punti jolly), NON li possono regalare ai compagni, non sono contestabili (li assegno a mio insindacabile giudizio, e i ragazzi rispettano questa regola senza far storie) e scadono a giugno: se non li hanno usati, pazienza, l’anno dopo si riparte da zero.

Condivido pertanto questo metodo, che vedo dare molti buoni frutti, nella speranza che possa servire ad altri docenti per coinvolgere i propri alunni, adattandolo ovviamente alle diverse materie.

Sara Alonzi

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