La vicenda del miliardo e mezzo di fondi del PNRR destinati alla lotta contro la “povertà educativa” e la dispersione scolastica si sta sviluppando in modo curioso.
Nei giorni scorsi gli esperti incaricati dal Ministro Bianchi di elaborare le indicazioni di contrasto alla dispersione scolastica e il superamento dei divari territoriali hanno scritto al Ministro stesso lamentando il fatto che al documento da loro prodotto già da settimane non sia stata data ancora una risposta. Anzi si lascia quasi intendere che il documento sia stato messo da parte perché in realtà sull’impiego dei fondi ci sono già alcune lobbies pronte a fare le proprie proposte.
Sembra quasi una sorta di pena dantesca del contrappasso: due anni fa era stato proprio lo stesso Bianchi a lamentarsi del fatto che un importante documento del gruppo di lavoro istituito dall’allora Ministra Azzolina e da lui coordinato era rimasto chiuso in un cassetto del Ministero.
Difficile capire perché il Ministero stia tardando a varare il decreto, forse sono necessari alcuni approfondimenti tecnici ma probabilmente c’è anche un nodo politico.
Le visioni a confronto sono sostanzialmente due.
Da un lato c’è chi ritiene che il sistema scolastico sia oggi in pesante difficoltà e che per superare i problemi sia ormai indispensabile lavorare per la costruzione di patti e alleanze in cui la scuola, sostenuta dalle altre agenzie del territorio (enti locali, organizzazioni del terzo settore come le cooperative sociali), contribuisca alla costruzione di un grande piano integrato che consenta di affrontare le grandi sfide del momento, a partire proprio dal tema della dispersione.
Dall’altro lato c’è invece chi sostiene che gli strumenti normativi per intervenire ci sono già: nel vecchio, ma mai del tutto applicato, regolamento dell’autonomia la scuola viene messa al centro e considerata il fulcro di ogni possibile intervento educativo di sistema anche con il coinvolgimento delle altre agenzie del territorio.
Chi sostiene questa tesi (fra tutti Dario Missaglia, presidente nazionale di Proteo, che a questo tema ha dedicato di recente un suo ampio e discusso intervento) ritiene anche che, spostando l’attenzione su patti e alleanze, si rischia di trascurare la necessità di agire proprio sulla scuola per poter ridurre la dispersione.
Se c’è dispersione, sostengono in sintesi Missaglia e altri, bisogna come prima cosa intervenire sulla scuola con riforme adeguate e investimenti significativi e non affidando a soggetti esterni il compito di gestire a valle quei problemi causati proprio da un sistema scolastico che non funziona come dovrebbe.
Il nodo politico – come si vede – è complesso e articolato ed è anche per questo che c’è molto interesse sul decreto che il Ministro dovrà emanare (per la verità c’è anche chi, ironizzando, parla di “interessi”, visto che le cifre in ballo sono decisamente importanti).
Nei prossimi giorni capiremo meglio quale curvatura verrà data al documento: potrebbe essere la spia dell’orientamento politico più complessivo del Ministero e forse dell’intero Governo.
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