Dopo un anno di restrizioni, ragazzini e adolescenti rischiano di essere i grandi dimenticati dai nostri politici.
Durante questo lungo lockdown interrotto solo da piccoli momenti di evasione estiva, i ragazzi hanno subito purtroppo una forte riduzione delle relazioni sociali e dell’attività motoria.
La didattica a distanza è stata in tanti casi l’unica interazione con i propri compagni di classe e sono mancati di fatto i momenti di aggregazione e di interazione tipici dell’ambiente classe e dello stare in gruppo.
Come noi adulti abbiamo “imparato” a fare aperitivi on line e scambiare quattro chiacchiere con gli amici di sempre davanti a un video, cosi anche loro hanno ulteriormente allungato i tempi di permanenza davanti ai dispositivi tecnologici rispetto ai tempi del pre covid, rimanendo sempre più isolato all’interno della loro “bolla digitale”.
Quindi niente scuola, poche relazioni sociali, poco sport e tutto questo sta portando all’aumento a detta degli esperti di una serie di problematiche e patologie, come i disturbi del sonno e l’obesità.
Ma anche ansie e disturbi psicosomatici tra i più piccoli delle materne e delle elementari e problemi di comportamento tra gli adolescenti, oltre ad un aumento di casi di cefalee e disturbi della vista per ovvi motivi legati alle tante ore passate davanti ai display.
Si alza forte il grido di allarme di pediatri e psicologi in difesa del mondo dei bambini e ragazzi piegati sempre più dai colpi di questa lunga emergenza sanitaria che li sta privando della loro vita “normale”, fatta di sana aggregazione, di partite di calcio, di competizione sportiva, di sport di attività fisica e di socializzazione che tanti sport di squadra sono in grado di favorire.
Torniamo sugli effetti di queste privazioni. I dati esposti dagli esperti parlano di incremento nell’uso di alcool e di stupefacenti. Altro rischio è collegato alla sovra-esposizione sui social: quello degli abusi in rete e degli adescamenti di minori.
In aumento anche situazioni di ansia, disturbi psicosomatici, crisi di panico e stress legate in alcuni casi a episodi di covid su familiari e parenti stretti. Crisi di pianto nei bambini piccoli della materna che fanno fatica a capire il nuovo contesto e del perché non posso stare a scuola con i propri compagni.
Dal punto di vista della riduzione dell’attività fisica con palestre, centri sportivi, calcio e altre attività ferme in zona rossa e con le due ore di scienze motorie saltate nei periodi di DAD, si cominciano a notare i primi sintomi di aumento di casi di obesità e sovrappeso ma anche di disturbi alimentari.
Rilevante una testimonianza di una mamma fatta sulla pagina web del giornalista Nicola Porro.
La signora ha due figli di 14 e 18 anni e parla di una loro apatia totale arrivata durante questa lunga emergenza sanitaria, passano, racconta “ le loro giornate dalla sedia per la dad alla poltrona della playstation, dal letto al tik tok per la femmina come larve”.
Almeno, spiega sempre la mamma, “in zona arancione rimaneva lo sport, gli allenamenti di calcio” (senza aver avuto mai positivi in squadra). Ma ancora più disarmante il testo del tema della ragazza 18enne riportato letteralmente dalla mamma.
Di seguito riportiamo alcuni stralci che riteniamo siano interessanti e che evidenziano in maniera chiara lo stato d’animo e la percezione di questo periodo dei nostri ragazzi.
“Ho diciotto anni e non posso andare a scuola, senza interagire con nessuno, con gli occhi bassi. Ho diciotto anni e non posso andare la domenica a pranzo dai nonni, non posso andare in palestra, viaggiare, scoprire , conoscere.
Non riesco a non pensare a quello che ho perso e che nessuno mi darà mai indietro. Ho 18 anni ed ho paura del futuro.”
Firmato: una ragazza qualsiasi di 18 anni a cui il Covid ha tolto la felicità e la voglia di guardare al futuro.
Il covid sta portando via la speranza, la gioia di vivere, la felicità di muoversi e di fare attività fisica, di sentirsi giovani e spensierati dei nostri ragazzi.”
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