Sulla carta è tutto ben definito:
- La legge 107/2015 prevede che i posti dell’organico potenziato siano destinati alle finalità previste dal comma 7, cioè le attività progettuali per il raggiungimento degli obiettivi formativi prioritari
- Il CCNL scuola 2016/2018 specifica che il docente di potenziamento si occupa prioritariamente delle attività di istruzione, orientamento, formazione, inclusione scolastica, diritto allo studio, coordinamento, ricerca e progettazionepreviste dal piano triennale dell’offerta formativa, ai sensi dell’art.1, comma 7, della legge 107/2015.
Bene, a prima vista sembra che siano state precisate le principali funzioni che hanno da sempre visto gli insegnanti come intellettuali e pedagoghi, i cui compiti sono quelli di trasmettere contenuti culturali e di educare le giovani generazioni, nel ruolo di guida di gruppi-classe.
Oggi invece, grazie al nuovo impiego del “potenziamento” all’interno delle scuole, gli insegnanti vengono trasformati dai Super Manager Dirigenti Scolastici o dai loro vice in poveri tappabuchi e baby sitter, che servono per tenere a bada classi scoperte; senza alcuna programmazione e coordinamento vengono utilizzati per “tenere la classe”: smistare il traffico delle uscite in bagno, cercare compromessi per non creare confusione e casino (permettendo spesso in cambio l’uso dello smartphone). Non hanno nessuno strumento per farsi ascoltare e, spesso, sono addirittura mal visti quando tentano di instaurare un discorso/dibattito su qualsiasi argomento.
Quale valore può essere dato ad una simile ora di lezione e di che considerazione sociale godono questi insegnanti nei confronti degli studenti e delle famiglie? È questa è la nostra “scuola di cualità”?
Può l’urgenza di sostituire un docente assente soccombere alla opportunità di concedere agli alunni, in aggiunta alle discipline curriculari, attività di arricchimento dell’offerta formativa sancite da una Legge?
È possibile che nella scuola italiana sia permessa questa mortificazione degli insegnanti “potenziatori” e che nessuno intervenga con i Dirigenti Scolastici che in questi casi diventano gli artefici della cosiddetta “scuola di cualità”? Il potenziamento non si doveva occupare delle eccellenze, delle attività di recupero, di progetti utili per gli studenti di attività organizzative e gestionali?
Esiste da qualche anno un Portfolio del Dirigente Scolastico che dovrebbe avere anche una valenza valutativa dell’operato dei nostri super manager poiché dovrebbe mettere in evidenza il proprio contributo al perseguimento degli obiettivi contenuti nella lettera di incarico, in relazione ai criteri generali di valutazione previsti dal comma 93 dell’ art. 1 della Legge 107/2015.
Ed è proprio nella seconda parte del Portfolio dedicata all’Autovalutazione che il Dirigente Scolastico fa outing sulle azioni che realizza e/o favorisce nell’istituzione scolastica rispetto ad alcune dimensioni professionali tra cui c’è proprio la “Gestione e valorizzazione del personale”.
Nessuno pretende di conoscere nello specifico il provvedimento di valutazione che viene adottato nei confronti del Dirigente Scolastico “X” da parte del Direttore dell’USR ma almeno i dati aggregati per Regione o Provincia potrebbero essere resi noti perché è lecito dubitare sulla facilità con cui si potrebbero attribuire punteggi alti quando non esistono sistemi di controllo incrociato.
Ci sarà un motivo per cui i “potenziatori” si sentono mortificati!
Matteo Mangano