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Con l’attività fisica studenti più concentrati?

Sono numerose le ricerche che hanno dimostrato un evidente legame tra l’agilità fisica e quella mentale, ovvero tra l’attività sportiva e le funzioni cerebrali, inerenti anche la memoria e l’apprendimento.

Uno studio condotto su 2.000 giovani delle scuole primarie di Los Angeles infatti ha voluto sottolineare proprio questa connessione.

I ragazzi dovevano correre per un chilometro e mezzo e subito dopo rispondere a dei test d’intelligenza, creati appositamente in base alla loro età e al loro livello culturale: quelli che avevano impiegato meno tempo nella corsa, perché appunto più allenati e quindi abituati ad una certa attività fisica, hanno ottenuto risultati migliori.

Non è un caso quindi se un’insegnante di una scuola media della Carolina del Nord, Bethany Lambeth, abbia deciso di posizionare in classe, durante le sue lezioni di matematica, delle pedaliere.

Gli studenti infatti, facendo uso di queste, non solo avrebbero smesso di dare segni di nervosismo e insofferenza, ma in pochi mesi hanno persino migliorato i loro voti in modo notevole.
L’insegnante, che aveva già avuto modo di osservare l’importanza dell’educazione fisica per aumentare la soglia di concentrazione nei bambini delle scuole elementari, ha avuto questa trovata proprio per aiutare i ragazzi a sfogare la tensione e le energie represse. Questo ha consentito loro di essere poi più attenti e partecipativi durante le lezioni.

Ma come spiegare questo filo conduttore che intercorrerebbe tra mente e corpo?

Alcuni esperti suggeriscono che tutto dipende dalla circolazione del sangue. Ovvero che il movimento, aumentando l’apporto di sangue ai tessuti e quindi anche al cervello, favorisca un tessuto cerebrale ben nutrito. Più sangue al cervello, dunque, equivarrebbe a maggiore capacità di apprendimento, attenzione e memoria.

Altri studi invece si sono focalizzati sull’esponenziale crescita del numero di neuroni cerebrali funzionanti negli individui che praticano regolarmente esercizio fisico. Ciò potrebbe dipendere da qualche sostanza rilasciata in maggiore quantità quando si fa movimento.

Un esempio valido è la proteina BDNF, fattore neutrofico, prodotto in una zona che si attiva quando si pratica sport, capace di far crescere le cellule nervose ma anche di prolungarne la vita.
Quindi fare movimento significherebbe aumentare il numero di neuroni “nuovi” che restano attivi e a disposizione di quelle funzioni che richiedono impegno e concentrazione, proprio come lo studio. 

Dunque, quando i ragazzi hanno delle difficoltà a scuola, presentano carenze di concentrazione, potrebbe essere ancora più dannoso vietare loro di praticare sport e attività fisica. 

Gli stessi latini in fin dei conti avevano intuito l’importanza di quest’ultima per l’intelligenza e il cervello, e oggi più che mai, visti i risultati dei numerosi studi condotti al riguardo, sembra trovare conferma la nota locuzione “mens sana in corpore sano”.

Giulia Mirimich

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