Gentile Ministro,
invio questa mia protesta non soltanto a lei, ma ai principali sindacati del comparto scuola, nella speranza che prendano atto dell’aberrazione a cui volete sottoporre chi ha superato l’ultimo concorso (aberrazione di cui per altro i sindacati sono complici), e ai principali mass media, affinché – se lo ritengono opportuno – possano renderla pubblica attraverso i loro mezzi.
D’altro canto, come si dice dalle mie parti, “conosco i miei polli” e ciò mi induce a ritenere che lei, signora Ministro, non si degnerà non dico di risolvere la nostra situazione, non dico di rispondermi, ma nemmeno di leggere quanto le scrivo, forse perché impegnata a distruggere il futuro di chi, come il sottoscritto, ha investito fin troppe energie nella scuola o forse perché la capacità di fare orecchie da mercante è un requisito indispensabile per chi, come lei, deve svolgere attività politica. Spero di sbagliarmi. Se così non fosse, spero almeno che la situazione in cui versa il personale della scuola venga a conoscenza dell’opinione pubblica, in maniera che quest’ultima possa farsi un’idea più precisa del suo operato e della sua reale disponibilità verso i cittadini, che le pagano lo stipendio.
Comprendo come lei non abbia la minima contezza di cosa si prova ad aver dedicato la propria vita allo studio ricevendo, in cambio, soltanto porte sbattute in faccia. Non si può dunque pretendere che lei provi empatia verso le posizioni di chi, in seguito alle scandalose decisioni del MIUR, viene per l’ennesima volta rapinato delle sue conoscenze, delle sue competenze, delle sue abilità e dei diritti acquisiti: l’ignoranza non è mai una colpa.
Ecco, io sono qui per rimediare a questa sua ignoranza raccontandole la mia storia. Ne consegue che, se lei non desidererà conoscerla, questa sì che sarà una sua colpa!
Detto ciò, le premetto anche che, benché io sia qui a sottoporre alla sua attenzione delle vicende del tutto personali, la mia protesta di personale non ha proprio nulla: la mia storia (purtroppo molto lunga e complessa) è soltanto un mero esempio sul quale la invito a riflettere, prima di prendere ulteriori decisioni che possano ledere la dignità non soltanto mia, ma di un gran numero di colleghi di cui mi faccio portavoce. La mia disavventura non è l’unica possibile, né – temo – la peggiore. È solo rappresentativa.
Mi sono diplomato in Conservatorio nell’ormai lontano 1992, avendo sempre desiderato, fin da quando ne ho ricordo, insegnare pianoforte. Purtroppo in Italia non ci sono mai state grandi possibilità per chi si dedica all’arte e alla cultura, le procedure di reclutamento all’interno dei conservatori sono sempre state molto complesse (tra l’altro l’ultimo concorso riservato ad aspiranti docenti in conservatorio, se non erro, è del 1990) e la formazione musicale, benché di altissimo livello, è tutt’altro che generalizzata.
Avrei potuto espatriare – mi dirà lei – e le do perfettamente ragione. Purtroppo però, quando ne ho avuto l’occasione e quando ero sufficientemente giovane per farlo, credevo che nel mio paese ci fosse ancora spazio per il merito.
Sta di fatto che ho continuato a coltivare questa aspirazione, pur lavorando fin da giovanissimo nei settori più disparati e ricoprendo qualsiasi ruolo mi garantisse un futuro economico dignitoso. Ho dunque sempre seguito l’evolversi della formazione musicale all’interno della scuola pubblica, tant’è che nel 2005, quando ormai le scuole medie ad indirizzo musicale erano diventate una realtà e quando i licei musicali erano in embrione, decisi di abilitarmi all’insegnamento.
Peccato che nel 2005 l’unica abilitazione possibile fosse quella in Educazione Musicale, abilitazione che in ogni caso, fino a quel momento, aveva consentito a molti miei colleghi di insegnare il proprio strumento negli istituti di cui sopra. La informo, gentile Ministro, che nel 2005 ci si abilitava in educazione musicale frequentando, previo esame di ammissione, il corso quadriennale di Didattica della Musica presso un conservatorio italiano: in pratica un vero e proprio corso di laurea (incredibile, vero? in Italia c’è qualche matto che non si accontenta di un solo titolo di studio di
livello universitario!). Sta di fatto che all’inizio del terzo anno di frequenza (e cioè nel 2007) gli allora governanti decisero di istituire un diverso corso di Didattica della Musica abilitante (ma biennale!) specifico per lo strumento musicale… Una vera beffa: il titolo che avrei conseguito al termine del percorso intrapreso (della durata doppia rispetto a quello appena istituito!) non mi avrebbe più consentito di accedere all’insegnamento dello strumento musicale, se non da precario. Né mi veniva consentito di passare da un corso all’altro godendo di una qualsivoglia agevolazione: avrei dovuto superare un’altra selezione e ricominciare tutto da capo, buttando all’aria i due anni di studio appena trascorsi… E due anni di studio – soprattutto per chi, oltre a studiare, lavora – hanno un valore inestimabile, Signora Ministro… so che probabilmente lei non può capire cosa intendo, ma le assicuro che hanno un valore inestimabile.
Così finisco il mio percorso, mi diplomo in Didattica della Musica e rimando a tempi migliori l’ulteriore abilitazione in strumento musicale, anche perché i Licei Musicali sono appena stati istituiti e ancora non sono chiare le regole di accesso a queste nuove scuole…
Insomma, prima di perdere altri anni di studio dietro alle follie del MIUR, voglio vederci chiaro. E comunque, oltre a dover lavorare, c’è sempre da fare la coda in posta, pagare le rate del mutuo, fare la spesa… insomma, Signora Ministro, quelle cose che noi comuni cittadini chiamiamo vita…
Arriviamo in ogni caso al 2009 e, se non altro, la mia abilitazione musicale mi consente di inserirmi nelle graduatorie ad esaurimento per educazione musicale alle scuole medie e, soprattutto, dovrebbe comunque favorire la mia posizione nelle graduatorie d’istituto per pianoforte alle scuole medie. Non solo: dovrebbe assicurarmi qualche punto in più per eventuali supplenze presso i Licei Musicali.
Peccato che, proprio nel 2009, in fase di aggiornamento delle graduatorie d’istituto, la scuola polo che gestisce la mia istanza commetta un banale, ma tragico, errore di trascrizione del mio punteggio artistico, che io scoprirò soltanto, e per puro caso, nel 2014: in pratica, nella redazione della relativa graduatoria, non mi vengono per nulla attribuiti ben 45,40 punti (dico 45,40!) relativi ai titoli artistici da me già posseduti e già calcolati nelle precedenti graduatorie triennali! Il Risultato? Con 21 punti totali, invece dei 73,40 a me correttamente spettanti, finisco in coda alle graduatorie di pianoforte in tutte le scuole indicate sulla mia domanda! Questo per tutto il triennio 2009/2011 e per tutto il triennio 2012/2014!
Ovviamente, quando me ne rendo conto, provo a contattare il MIUR, l’USR l’USP, ma non ottengo non dico un risarcimento, non dico una spiegazione, non dico una scusa, ma nemmeno una risposta, né dai più altri dirigenti, né dal più umile dipendente dell’amministrazione scolastica (anzi vengo maltrattato dalla segreteria della scuola che a suo tempo aveva commesso l’errore, perché, pur riconoscendo la loro responsabilità, ritengono noiosa l’insistenza con cui chiedo di correggere l’errore entro la scadenza delle nuove graduatorie).
L’unica cosa che ottengo – e ci mancherebbe! – è che la mia posizione in graduatoria venga finalmente rivista e corretta per il triennio successivo.
Ed in effetti a partire dal 2014 (guarda caso!) comincio a ricevere diverse convocazioni per le supplenze in oggetto. Peccato che nel 2012, preso da sconforto e sempre nella speranza di approdare prima o poi, in qualsiasi maniera, ad una cattedra di pianoforte, avevo partecipato, vincendolo, al concorso scuola come aspirante insegnante di Lettere (ebbene sì, Signora Ministro, sono anche laureato in Lettere! Pensi un po’? Un povero idiota, vero?).
Le spiego meglio le motivazioni che, all’epoca, mi spinsero ad effettuare questa scelta: volevo abilitarmi anche in pianoforte alle scuole medie da molto tempo, ma non ricordo più quale Ministro aveva sostituito i vecchi percorsi abilitanti con i TFA, per me in quel momento impossibili da frequentare; l’accesso all’insegnamento ai Licei Musicali veniva riservato ai soli insegnanti già di ruolo tramite le utilizzazioni; c’era sempre e comunque il mutuo da pagare. Pertanto pensavo: 1) di accettare la cattedra in lettere; 2) di abilitarmi nel frattempo anche in pianoforte (senza sapere che i TFA di lì a breve sarebbero stati bloccati…); 3) di chiedere appena possibile il passaggio di ruolo da Lettere a Pianoforte e/o un’utilizzazione in Pianoforte nei Licei Musicali. Insomma nel 2014 accetto questa cattedra in Lettere, sempre e solo con un unico obiettivo: riuscire prima o poi a insegnare pianoforte.
Ma cosa accade all’inizio dell’anno scorso? L’inqualificabile Ministro che l’ha preceduta bandisce il concorso scuola, inserisce nel bando 24 cattedre di pianoforte nei Licei Musicali in Lombardia (dove io risiedo) e ritiene valida (ma solo per un triennio!) la mia abilitazione in educazione musicale anche per la cattedra di pianoforte nei Licei Musicali. Peccato che non posso partecipare al concorso, essendo già insegnante di ruolo…
Cosa avrebbe fatto lei? Quello che ho fatto io è quanto segue: dimettermi dal ruolo in lettere (e non le sto qui a raccontare le difficoltà incontrate nell’ottenere le dimissioni, virtualmente impossibili!) e partecipare al concorso. Ma ho fatto di più. Il concorso io l’ho vinto: per la precisione sono 13° in graduatoria (a dirla tutta sarei 6°, se si considerasse la mera prova concorsuale, ma… cosa vuole… io mi sono abilitato con un corso quadriennale in Didattica della Musica e non con un TFA annuale… insomma sono un abilitato di serie B o, se preferisce, un “diversamente abilitato” e non ho diritto ai 5 punti per titoli attribuiti ai miei colleghi più giovani e più fortunati…).
Tuttavia, benché la procedura concorsuale fosse conclusa in tempo per l’inizio del corrente anno scolastico, nessun vincitore di concorso viene assunto. Non solo! A giorni si terranno le prove suppletive per i ricorrenti, con il rischio che qualcuno mi passi davanti in una graduatoria che dovrebbe essere già definitiva. Non solo! A giorni lei approverà un decreto mobilità che riserva il 50% dei posti disponibili nei Licei Musicali ai docenti attualmente utilizzati.
Docenti che – le faccio presente – hanno accettato di ricoprire le cattedre nei Licei Musicali ben sapendo che si trattava di una soluzione temporanea e che prima o poi avrebbero dovuto tornare a insegnare educazione musicale, diversamente da noi vincitori di concorso, che abbiamo partecipato alla procedura concorsuale in virtù dei posti effettivamente banditi. Docenti che – le faccio presente – oggi si appellano alla continuità didattica, ma che di tale continuità didattica non si sono curati affatto nel momento in cui hanno deciso di abbandonare i propri alunni presso le scuole medie nelle quali erano di ruolo, diversamente da noi vincitori di concorso che la continuità didattica non sappiamo nemmeno cos’è. Docenti che – le faccio presente – in molti casi sono stati abilitati decenni or sono tramite procedure riservate (o, se preferisce, concorsi sanatoria) e che in molti casi possiedono un unico titolo reale (il diploma di Conservatorio), diversamente da noi vincitori di concorso, che abbiamo accumulato titoli, diplomi ed anni di studio e che abbiamo sostenuto una prova concorsuale notoriamente durissima, virtualmente insuperabile.
Preciso che non ho nulla contro i colleghi attualmente utilizzati nei Licei Musicali, che anzi costituiscono un’altra categoria di docenti storicamente sfruttati dal MIUR e che hanno la mia massima comprensione e stima. Ma questa è un’altra questione, e non si tratta di una guerra tra poveri (anche se è risaputo che alla classe politica italiana la guerra tra poveri conviene sempre molto). Le loro richieste sono comprensibili, ma a lei, Signora Ministro, ai suoi collaboratori e ai sindacati della scuola non sarà consentita per nessun motivo questa ulteriore, vergognosa infamia. Per nessun motivo potete permettervi di discriminare, ancora una volta, tra docenti di serie A e docenti di serie B, tra docenti e “diversamente docenti”. Se è vero che esiste il problema dei colleghi utilizzati, si tratta di un problema tutto vostro (che per altro non determina profili di illegittimità, come invece accadrebbe nel caso in cui non venissero assunti i vincitori di concorso) e non può essere risolto sulla nostra pelle.
Come forse saprà io ed altri 80 colleghi abbiamo già incaricato uno studio legale di occuparsi di questa delicata questione tramite diffida. Personalmente la informo che, se i miei diritti non verranno rispettati, agirò anche in forma individuale, tramite i miei legali, per ottenere la mia assunzione entro i termini previsti, oltre ad un risarcimento per i danni subiti, in passato e in questo frangente, e per quelli futuri.
Cordialmente e con l’augurio di svolgere il suo lavoro nel rispetto della Costituzione e dei Cittadini Italiani.