Questioni come il salario e l’orario di servizio settimanale degli insegnanti sono da considerarsi materia contrattuale. É attraverso il rinnovo del contratto che si possono stabilire le differenziazioni economiche di stipendio accessorio in rapporto ai maggiori carichi di lavoro assegnati.
È sempre attraverso il rinnovo del contratto che si stabilisce l’orario di servizio settimanale degli insegnanti e si regolano i tempi da dedicare alle attività funzionali all’insegnamento. Invece il terreno dove si discutono temi di questo genere è cambiato radicalmente. Si è passati dai tavoli contrattuali, dove cercare accordi con le organizzazioni sindacali, alle consultazioni via web, dove trovare consensi con il popolo di internet.
Una domanda sorge spontanea: “Ma il popolo di internet è competente rispetto la conoscenza di certe tematiche?”.
E poi: “Non sarebbe meglio affidare il cambiamento della scuola all’esperienza delle rappresentanze sindacali, che conoscono bene i temi dei diritti contrattuali e quindi potrebbero ottenere qualche buon risultato per tutti gli insegnanti?”.
Per adesso i sindacati rimangono fuori dai giochi, e non sono stati chiamati a rinnovare il contratto della scuola. Il governo vorrebbe cambiare le regole del gioco senza passare per il rinnovo contrattuale, anzi vorrebbe addirittura bloccare il contratto per tutto il 2015 e gli scatti di anzianità fino al 2018. In buona sostanza prima si cambiano le regole del gioco e poi, semmai ci sarà l’opportunità, ma sempre dopo il 2018 si potrà parlare di rinnovo contrattuale.
Una “buona scuola” può trovare attuazione, solo se si rinnova un “ottimo contratto”. In regime di una “vacanza contrattuale” permanente, non ci sono i presupposti per avviare una buona scuola. Tuttavia le novità proposte dal governo sulla scuola sono tante. Per esempio una delle chicche del documento governativo sulla riforma della scuola è quella della “banca ore”. Ma cosa è la banca delle ore e come funzionano?
Facciamo un esempio preciso: supponiamo che il giorno del Santo Patrono, in cui la scuola che si trova nel comune del Beato è chiusa , un tal docente avesse dovuto svolgere 5 ore di lezione, non svolgendole le dovrà restituire alla scuola, sotto forma di ore di supplenza.
La stessa cosa potrebbe accadere per le giornate concesse, una volta al mese per le assemblee d’istituto. L’intenzione è quella di fare recuperare le ore, utilizzandole per supplenze gratuite, di sospensione dell’attività didattica. In buona sostanza su 6 giornate di assemblea d’Istituto l’anno scolastico, tenendo conto che ogni docente ha in media 4 ore di lezione al giorno, in una scuola con 100 docenti si recuperano 2400 ore da dedicare alle supplenze. Un provvedimento che se attuato ammazzerà le supplenze e l’opportunità di molti giovani aspiranti docenti di entrare nel circuito dell’insegnamento. Le ore che i docenti di ruolo dovranno restituire saranno decise dalle scuole al bisogno.
Il timore è che non saranno ore da restituire in modo programmato, ma che potrebbero determinare una continua reperibilità dei docenti. In buona sostanza se si ammala all’improvviso un docente, applicando il meccanismo della banca delle ore, un insegnante della scuola, e in particolare della stessa disciplina del docente malato, dovrebbe essere reperibile per fare la sua supplenza compensativa.
Si tratta di una reperibilità dal carattere permanente che potrebbe essere richiesta ad ogni docente sei giorni su sette, e magari anche il giorno libero.
Tutto questo dovrebbe essere regolamentato dai contratti di lavoro, ma il Governo preferisce agire da solo senza confrontarsi con i sindacati. Staremo a vedere quali saranno gli esiti di tali riforme portate avanti senza il consenso delle parti sindacali.
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