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Con la bassa scolarizzazione sale il rischio di lasciarsi andare al gioco d’azzardo

La mancanza di cultura e di titoli di studio sono due delle caratteristiche tipiche del giocatore d’azzardo. Le altre sono la giovane età, il sesso maschile e la tendenza a bere alcolici, fumare e l’abuso di farmaci come i tranquillanti. I dati sono contenuti una ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), pubblicata su Springer Science.
Secondo i ricercatori del Cnr  il fenomeno è vastissimo, con “circa 17 milioni di persone coinvolte dal gioco d’azzardo”: siamo di fronte ad una “epidemia sociale che condiziona molte famiglie italiane”. Anche le percentuali sono impressionanti: “il 42% della popolazione campionata nelle fasce di età 15-24 e 25-64 – sostiene l’istituto di ricerca – ha giocato somme di denaro almeno una volta nel corso degli ultimi 12 mesi”.
A preoccupare sono soprattutto le fasce giovanili, che presentano più frequentemente rispetto agli adulti situazioni di gioco problematico: Sabrina Molinaro dell’Ifc-Cnr, coordinatrice della ricerca, si sofferma sul fatto che nel corso dello studio ha dichiarato “di aver giocato almeno una volta negli ultimi dodici mesi il 36% dei 15-24enni (equivalente a 2,2 milioni di giovani adulti), composto dal27% di cosiddetti giocatori sociali e dal 9% di problematici, questi ultimi corrispondenti a 500 mila persone”.
La bassa scolarizzazione, soprattutto nelle fasce giovanili, sembra essere un fattore determinante. “I giocatori 15-24enni in possesso della sola licenza media inferiore, uomini e donne, cadono maggiormente nella dipendenza rispetto a chi ha conseguito la laurea”. Se poi si abbinano altre caratteristiche negativo, il rischio di dipendenza da gioco diventa altissimo: “tra i giovani che usano tranquillanti tale possibilità è tripla, mentre per chi fuma oltre 11 sigarette e per chi ha un profilo di alcolismo è doppia”.
La popolazione maschile è sicuramente più esposta al rischio gioco d’azzardo: “gli uomini giocatori – aggiunge la ricercatrice dell’Ifc-Cnr – sono il 56% tra i 15-24enni e il 54% tra gli adulti. Il 10% dei giovani maschi giocatori rischia di sviluppare dipendenza da gioco d’azzardo, cioè cinque volte di più rispetto alle coetanee, anche se la popolazione femminile ha probabilità doppia di cadere nel gioco problematico rispetto agli uomini nella fascia 25-64”. Per Molinaro “una possibile spiegazione va ricercata nel marketing, orientato soprattutto verso i maschi, con un’offerta vasta di scommesse sportive, poker on-line, slot-machine. Solo di recente la pubblicità si rivolge alle donne con giochi come il bingo, gratta e vinci, lotto, superenalotto”.
 “Nel complesso, valutando l’impennata nella spesa per il gioco d’azzardo degli ultimi anni è necessario considerare, a prescindere dai benefici generati dall’attività del comparto, che per una fetta consistente della popolazione il gioco d’azzardo è una dipendenza da contrastare con opportune azioni”.
Alessandro Giuliani

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