Con la “Buona Scuola” la filosofia diventerà facoltativa?

 

Stando alle ultime comunicazioni ministeriali (la proposta di risoluzione n.386 della 7ª Commissione, Resoconto sommario n.155 del 14/01/2015), la Riforma della scuola che dovrebbe approdare alle camere il 22 febbraio con il solito decreto d’urgenza, contiene – fra le altre criticità già segnalate da sindacati e organizzazioni dei precari della scuola – una norma che, se approvata, renderebbe “facoltative” o “opzionali” alcune materie nel triennio delle scuole superiori, per permettere allo studente di costruirsi un “curriculum” individuale.

La nostra preoccupazione, in quanto Costituente di Filosofia, è che fra di esse possa esserci anche la Filosofia. Questa preoccupazione si fonda sul fatto che l’insegnamento di questa disciplina è stato già ridotto negli ultimi anni (dalla “riforma” Gelmini) nell’ottica “utilitaristica” di una formazione sempre più tecnico-professionale e meno indirizzata alla costruzione di una cittadinanza critica e consapevole. Tanto più che la trasformazione di alcune materie in facoltative rischia di configurarsi come un ennesimo passo verso il proposito del Miur di tagliare l’ultimo anno delle superiori e con esso un terzo del programma di Filosofia.

Il problema dell’insegnamento della filosofia si inserisce però in una questione assai più ampia, che qui vorremmo sollevare e che riguarda la stessa idea di formazione e di istruzione nella scuola pubblica. L’idea di lasciare allo studente la libertà di scegliere di approfondire alcune materie di indirizzo o di sperimentare nuove discipline è di per sé condivisibile, ma rischia di avere un risultato ben diverso: come nel caso dell’autonomia o della valutazione, il problema non è la libertà di scelta in sé, ma come essa viene realizzata. Riguardo al “curriculum dello studente”, ciò che ci allarma innanzitutto è il fatto che gli studenti saranno spinti a costruirlo soprattutto in base alle richieste contingenti del mercato del lavoro o a proposte formative vincolate a investimenti privati, dunque alle esigenze particolari delle aziende. Vi è dunque il rischio che le discipline in generale di area ‘umanistica’ possano divenire facoltative per potenziare invece le competenze che sembrano più immediatamente spendibili a livello professionale o nella formazione universitaria già indirizzata alla professionalizzazione, in un panorama economico che non tollera più nulla che non gli sia funzionale.

Come abbiamo affermato in più occasioni, lo studio della filosofia eccede la semplice spendibilità professionale in quanto ha come orizzonte la formazione di un pensiero critico e di una cittadinanza consapevole: un’esigenza che non può essere semplicemente cancellata dalle necessità del profitto, ma che proviene da più istanze nella società odierna, oltre a essere affermata dalla Costituzione.

In particolare la capacità della filosofia di riflettere sulle condizioni stesse della conoscenza, la pone in grado di superare la logica della ‘competenza’ e aprire a una forma di riflessione interdisciplinare e interculturale di cui oggi si sente più che mai il bisogno. Per questo a nostro parere la finalità di orientamento, anche negli ultimi anni delle superiori, non può prevalere su quella della formazione.

Per tutti questi motivi, sosteniamo l’idea di conoscenza e di cultura che nell’ultimo decennio si è formata nei movimenti della scuola e dell’università e che ha avanzato una forte richiesta di saperi critici e affermato la necessità di tenere lontano dalla formazione il profitto privato. Una posizione che in parte si è rispecchiata anche nelle consultazioni on-line volute dal Ministero circa il potenziamento e il rinnovamento dell’insegnamento della filosofia e della cittadinanza, a cui si tratta ora di dare piena realizzazione.

Ribadiamo quindi il valore eccedente della Filosofia e per questo rilanciamo la nostra proposta di estensione del suo studio a tutti e 5 gli anni del Liceo in quanto materia caratterizzante questo curricolo, e l’introduzione di percorsi filosofici anche in altri ordini e gradi, attraverso la sperimentazione di nuove modalità didattiche nelle scuole tecniche e professionali e nella primaria, dove le numerose esperienze di “filosofia coi bambini” stanno ottenendo ottimi risultati.

A questo scopo, è indispensabile dare realizzazione concreta al dibattito che da tempo (almeno dal progetto Brocca) è in corso sulle finalità e i principi della formazione filosofica, e trasformare in progetti più organici le tante iniziative che già mettono in atto sul territorio nuove pratiche didattiche.

Per tutti questi motivi abbiamo chiesto al Miur:

– un chiarimento su quali saranno le “discipline obbligatorie, discipline opzionali e discipline facoltative” di cui si parla nello schema di risoluzione, e

– un incontro urgente per poter discutere del destino dell’insegnamento della filosofia (A036 e A037)

 

Vi invitiamo pertanto nuovamente a firmare il nostro appello (https://www.change.org/p/stefania-giannini-appello-in-difesa-della-filosofia-nei-licei) e a seguire la pagina della Costituente di Filosofia per ulteriori sviluppi.

 

 

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