La notizia del giorno è che il MEF ha finalmente “sbloccato” i 300 milioni che la legge finanziaria del 2022 aveva stanziato per la valorizzazione del merito dei docenti destinandoli ad incrementare le risorse contrattuali, come da un anno chiedevano le organizzazioni sindacali.
A ben vedere si tratta di una indiscutibile vittoria dei sindacati che fin da subito si erano detti contrari ad utilizzare la somma solo per una parte del personale docente, ma anche di una mezza sconfitta del ministro Valditara aveva iniziato il suo mandato annunciando l’intenzione di intervenire a sostegno dei docenti che si impegnano maggiormente nella scuola.
Non a caso Valditara aveva proposto di cambiare la denominazione del Ministero che adesso si chiama appunto “dell’Istruzione e del Merito”.
Chi si aspettava misure in quella direzione è rimasto certamente deluso dalla decisione del Ministro anche se per la verità va detto che nella legge di bilancio per il 2023 sono previsti 150 milioni proprio per la valorizzazione del personale scolastico, ma c’è da pensare che anche in questa circostanza il fondo finirà per essere “convertito” in una risorsa contrattuale ordinaria.
Resta il fatto che, dopo lo “sblocco” dei 300 milioni, la trattativa per il rinnovo contrattuale potrebbe riprendere più facilmente e avviarsi verso la conclusione nonostante i nodi tuttora in sospeso.
Come abbiamo già spiegato la questione più complicata riguarda il codice disciplinare dei docenti su cui i sindacati non sono disponibili a trattare.
Ma per la verità non si sa se questo, per i docenti, sia un bene: lasciare le cose come stanno ora significa per esempio che, per impugnare anche un semplice avvertimento scritto, gli insegnanti saranno costretti ancora a ricorrere al giudice del lavoro accollandosi ovviamente le spese connesse.
Per il personale Ata, al contrario, a partire dal 2018 è prevista la procedura della “sanzione concordata” che consente quanto meno di evitare le spese legali.
E’ molto probabile che su questa materia venga prevista una sequenza contrattuale che non si sa però se e quando potrà essere attivata (storicamente le sequenze sono rimaste quasi sempre lettera morta).
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