I lettori ci scrivono

Con la DAD si aprono scenari inquietanti, con la complicità dei sindacati

Recentemente il Segretario della CGIL Landini  in un intervista ha dichiarato:  “Ma ora serve un contratto per il lavoro da casa” tale appariva il titolone su un noto quotidiano nazionale.
Impossibile a questo punto dell’emergenza Covid, non fare qualche considerazione su quanto accade nel mondo della scuola da qualche settimana; ritengo infatti che le affermazioni di Landini aprano uno scenario a dir poco inquietante.

Lungi dall’affrontare il discorso DAD si o DAD no, diatriba così dibattuta da diventare tanto stucchevole quanto inconcludente, preferisco ragionare sui cambiamenti radicali ed “in peius” che stanno per colpire la categoria docente e la platea degli “smartworker” in generale.

Mi permetto di ricordare che la DAD  è stata un’invenzione dei docenti. Già al terzo giorno di lockdown, una modesta percentuale di docenti, si premuravano di attivare autonomamente classi virtuali e video lezioni, richiamando in modo perentorio i propri studenti a collegarsi quotidianamente via Skype  e con orario stabilito, pena registrazione dell’assenza.
Alcuni di loro mossi forse da un gran senso di responsabilità; molti altri (secondo me i più) spinti dalla ricerca di un riscatto, una nuova” identità digitale”, ed una nuova visibilità : ”Signori, guardatemi, io faccio la video lezione … troppo avanti …  sono il docente 4.0 …”.

Quando il valore della forma è così preponderante rispetto alla sostanza che, alla fine, della sostanza non importa più a nessuno.
Bisogna tributare tutto il merito a questi docenti che, “più realisti del re”, non hanno atteso disposizioni dall’alto ma lanciandosi pioneristicamente  su un terreno inesplorato,  hanno tolto d’ impaccio una ministra che senza il loro irrinunciabile contributo, mai sarebbe riuscita in tempi così brevi a mettere in piedi un tale mendace ed auto referenziato sistema educativo.
La titolare del Dicastero ha il solo merito di aver cavalcato un’inconsapevole onda, composta da tante piccole  e misere velleità.

Ed ora? Il segretario della CGIL ci viene a dire che in futuro lo smartworking sarà regolato, normato e contrattualizzato; se non fosse drammatico lo troverei addirittura divertente : ti stanno inchiodando il coperchio della bara che tu stesso hai costruito; e inoltre dovrai pure a ringraziarli dopo aver consegnato loro i chiodi.

Nessuno pare rendersi conto che la didattica a distanza andrà giocoforza a far cadere il confine fra luogo “fisico” di lavoro e casa nostra.
In futuro non vi sarà più una linea di demarcazione netta fra orario di servizio e tempo libero.
Di fatto stanno entrando a casa del lavoratore, stanno prepotentemente ed inevitabilmente mettendo i piedi all’interno dell’intimità delle nostre mura domestiche.

Chissà, in futuro ci troveremo a far lezione da  casa per completare un orario settimanale troppo corto e sempre troppo vituperato da tutte le altre categorie. Risolveremo anche il problema delle ferie estive troppo lunghe, istituendo corsi di studio on line dopo il 10 giugno, opzionali per gli studenti ed obbligatori per i docenti che vi insegneranno.
Se il docente sarà a casa con una caviglia rotta, potrà collegarsi in piattaforma e erogare il servizio; del resto una caviglia rotta non preclude l’uso del pc; inoltre risolviamo a costo zero anche il problema delle visite fiscali, dato che il lavoratore malato in casa sua, diventa controllabile dal dirigente in tempo reale e più volte al giorno.
Con lo smartworking inoltre abbattiamo i costi vivi di corrente elettrica, riscaldamento e pulizia dei locali di lavoro.

Potrei continuare a ipotizzare situazioni capestro all’infinito, ma penso di aver già reso l’idea.
Tutti pagheremo il fio delle sconsiderate azioni dei pochi, che per nutrire i propri narcisismi e mettersi in mostra come “primi della classe”, hanno determinato uno sconvolgimento epocale che cambierà per sempre non solo i diritti nel lavoro, ma il concetto stesso di fruizione dei diritti medesimi.
Non si rendono conto di quello che hanno provocato.
A tutti coloro che ritengono improbabile il verificarsi quanto da me descritto, dico solo che gli accadimenti recenti hanno purtroppo dimostrato il contrario :  tutto diviene possibile con la prassi consolidata che vede l’uso indiscriminato dei decreti.
L’abbiamo verificato a nostre spese ed al prezzo delle nostre libertà individuali.

Sindacati ? Come vediamo sono i primi a promuovere quanto di più inaccettabile, contrabbandandolo come tutela per il lavoratore.
Un sindacato degno di questo nome, al finire (presto o tardi) dell’emergenza sanitaria, dovrebbe battersi per seppellire ed asfaltare ogni aspetto dello smartworking e della DAD.
Come vediamo invece, nel tavolo contrattuale, ARAN e parti sociali finiranno per fondersi inevitabilmente in un’unica “eminenza grigia”.

Ultimo ma non meno importante, mi permetto di sottolineare il totale e colpevole silenzio dei sindacati sul fronte dell’annoso problema legato alla privacy.
Ho letto decine di articoli sul problema della privacy violata del minore  con l’uso della video lezione.
Il docente interroga mentre in ogni focolare domestico le famiglie possono ascoltare la performance di chiunque.
Problema rilevato e, a quanto pare, per nulla risolto.
Spiace invece rilevare, dal mio punto di vista, come il problema della privacy del docente non sia neppure stato affrontato; il problema non esiste perché il docente non esiste: non ha diritto neppure ad una dissertazione volta alla sollevazione del problema.
Ritengo che non vi sia dato più personale e sensibile della propria faccia o della propria voce e non sono assolutamente disponibile a metterlo in rete.

Datemi pure del vecchio, del dinosauro, ma a fronte di un mondo strapieno di poveretti (non parlo di ragazzini ma di adulti) che non fanno altro che postare le proprie smorfie o linguacce sui social con decine di “selfies” quotidiani, c’è ancora qualcuno che non posta foto, non gradisce mettere la propria immagine in rete e neppure ne vede la ragione.
Un fatto di contegno, sobrietà e moderazione.
Allo stato attuale, pare che con la conversione in legge dei decreti governativi, sia diventato un obbligo apparire in videoconferenza negli Organi Collegiali; nessun obbligo (ancora) per la video lezione.

Non sarò per nulla “mainstream”, ma per come la vedo io obbligare un individuo ad apparire in rete equivale ad obbligarlo ad apparire in una trasmissione televisiva: la reputo una forma di violenza.

Nondimeno, tra non molto, il web sarà strapieno di video manipolati e montati ad arte da qualche studente guascone, allo scopo di ridicolizzare i propri docenti, sta già accadendo.
Ovviamente non un sindacato che si sia fatto carico di tutelare la libertà dell’apparire o non apparire in video; ovunque si dà per scontato che il docente sia più che felice e giocondo nel mostrarsi in videoconferenza, sempre in riferimento e a vantaggio e di una didattica 4.0  e dei diffusi e succitati narcisismi individuali.
Ma i sindacati ci sono, esistono; ne sentiremo tutto il peso quando svenderanno l’ ultimo diritto rimasto al lavoratore: quello di gestire orari e spazi privati al di fuori del proprio orario e del proprio luogo di servizio.
Un ringraziamento a tutti i colleghi e colleghe che, con la voglia di mettersi in mostra ed ottenere un’estemporanea carezzina  d’approvazione sul collo,  avranno reso possibile tutto questo.

Enrico Ruvinetti

 

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