La bozza della legge di bilancio per il 2022 prevede alcune novità per il mondo della scuola, che suscitano diffuse e comprensibili perplessità, in particolare per la destinazione di risorse alla valorizzazione del merito, un tema che non è certo una novità, in quanto da anni si discute di una valutazione dei docenti e già la legge 107 aveva tentato di metterla in pratica, con esiti francamente discutibili.
Ora, però, compare nelle bozze una parola nuova: dedizione.
Ci si propone, infatti, di premiare i docenti che si siano distinti per dedizione all’insegnamento.
Dedizione è una parola bellissima, che in me, inguaribile ingenua idealista, evoca immediatamente i motivi che mi hanno indotto alla scelta della mia professione. Dedizione è darsi, dedicarsi, fare dono di sé stessi a vantaggio degli altri, in questo caso dei propri studenti.
Ma scendiamo dalle nuvole e torniamo alla realtà!
Tale bonus confluirà nel Mof, quindi sarà oggetto di contrattazione d’istituto tra Ds e RSU.
Di fatto sarà il Ds ad attribuirlo.
Già, il Ds… Ma quanti Ds ormai sono realmente interessati alla qualità della didattica e sono a conoscenza delle attività svolte in aula dai loro docenti?
Il bonus merito di renziana memoria, cacciato dalla porta, rientra dalla finestra.
Si tratta di un istituto che, lungi dal favorire un concreto miglioramento della didattica, ha introdotto nelle scuole dinamiche clientelari e competitive. Un istituto affidato per lo più all’arbitrio dei dirigenti.
Concludo con la mia esperienza pirandelliana: l’anno prima immeritevole, l’anno dopo meritevole. Mi chiedo ancora come possa essermi improvvisamente redenta. Lo confesso, immeritevole com’ero (e forse tornerò a essere), nulla ho cambiato nelle mie metodologie didattiche… Eppure improvvisamente divenni meritevole!
Nulla in me era cambiato, ma era cambiato il Dirigente.
Lucia Campone (Scuola Bene Comune)