C’è anche la scuola nel piano della maxi-manovra da 243 articoli che il governo si appresta a presentare al Parlamento, con quasi 30 giorni di ritardo: l’investimento, pari a circa 38 miliardi che già potrebbero non bastare per far fronte all’emergenza Coronavirus, prevede un bel po’ di risorse per la sanità, ad iniziare dagli incentivi per medici e infermieri del servizio sanitario in prima linea contro il temibile virus: per i camici bianchi della sanità pubblica arriveranno 500 milioni, per produrre così un aumento del 27% dell’indennità di esclusiva con l’Ssn; agli infermieri, con 235 milioni, si riconoscerà una indennità professionale specifica. È prevista anche la proroga per il 2021 dei contratti per il personale medico e sanitario aggiuntivo entrato in servizio dai primi mesi dell’emergenza.
A questo si aggiungono nuovi fondi per aiutare le imprese in difficoltà, la proroga della Cig e del blocco dei licenziamenti.
Poi, dicevamo, ci sono pure quelle per supportare l’azione delle scuole, alle prese con le difficoltà che comportano sia la pratica della didattica a distanza che quella in presenza.
Con 350 milioni di euro, la manovra interviene, in questo ambito, andando a spendere laddove è mancato sinora l’intervento dello Stato: 150 milioni andranno per gli scuolabus, altri 200 per bus, pullman e metropolitane. Una decisione saggia, decisamente opportuna, ma che arriva fuori tempo massimo, considerando che gli studenti delle superiori sono in DaD ormai da settimane.
Tutti mezzi utilizzati normalmente dagli studenti delle superiori (ormai da settimane costretti a rimanere a casa a fare la DaD) proprio per raggiungere gli istituti.
La bozza della prossima manovra prevede anche nuovi finanziamenti per la scuola digitale e le risorse per l’assunzione degli annunciati 25 mila insegnanti di sostegno.
Intanto, la manovra potrebbe portare norme che indirettamente abbracciano la scuola, i loro utenti e il personale che vi opera. Come i sette giorni di congedo di paternità al bonus bebè, più altre misure per famiglie, a partire da quelle con under 12 costretti a casa per l’emergenza Covid-19.
Con 3 miliardi aggiuntivi, a partire da luglio, si prevede inoltre l’assegno unico per i figli.
Viene anche istituito il “Fondo per la fedeltà fiscale” cui destinare i proventi “permanenti” della lotta all’evasione da utilizzare sempre per il taglio delle tasse.
La grande novità resta però l’avvio dell’assegno familiare da luglio, con una dote di 3 miliardi nel primo anno e poi 5,5 miliardi dal 2022. Mentre c’è un fondo da 2,5 miliardi, ma a partire dal 2022, per la riforma fiscale che dovrebbe includere la revisione dell’Irpef.
Viene confermata, infine, la scelta del taglio del cuneo avviato quest’anno: per i molti docenti e Ata, di fatto, questo significa continuare a mantenere in media circa 80-100 euro in più nella voce “netto” in busta paga (derivanti non da aumenti ma da minori tassazioni della voce “lorda” dello stipendio).
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