A leggere i freddi numeri, non sembra la scuola il comparto su cui il governo ha investito con decisione approvando i 999 commi della Legge di Stabilità 2016. Anzi.
Da un’analisi dell’agenzia Adnkronos, realizzata sulla base degli stanziamenti e autorizzazioni di spesa approvate da Governo e Parlamento con la Legge 208 del 28 dicembre 2015, risulta che sono circa una trentina le misure destinate alla cultura nel 2016, contenute nella manovra di fine 2015, per una spesa complessiva di 598 milioni di euro.
Mentre le risorse destinate al capitolo ‘università e scuola’, sono pari a 318 milioni di euro, per un totale che sfiora il miliardo.
Solo che la fetta decisamente più grande dell’importo devoluto alla formazione, va agli atenei: viene infatti incrementato il fondo ordinario delle università (31 milioni), il fondo sanitario nazionale per gli specializzandi in medicina (57 milioni), il fondo per le assunzioni dei ricercatori (55 milioni), il fondo per le borse di studio (54,7 milioni); si istituisce inoltre il fondo per le cattedre universitarie del merito ‘Giulio Natta’ (38 milioni).”
“Per le scuole, invece, – scrive l’agenzia di stampa – è previsto l’incremento del fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche (23,5 milioni) e delle risorse per le scuole paritarie (28 milioni). Per l’acquisto dei libri scolastici di testo vengono stanziati 10 milioni; per attrarre gli studenti stranieri vengono erogati 150.000 euro per finanziare dei corsi in lingua italiana”.
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Insomma, scorrendo questi dati, la somma di investimenti per l’istruzione primaria e secondaria sarebbe di poco superiore a 60 milioni complessivi. Mentre quella per l’istruzione terziaria, che riguarda le università, ben quattro volte superiore, pari a circa 250 milioni.
Solo per fare un altro paragone, per la carta elettronica di 500 euro, che i 18enni potranno spendere per l’ingresso a musei, teatri, cinema e mostre, tramite sempre la Legge di Stabilità sono stati stanziati 290 milioni.
Certo, si tratta di considerazioni generali. Poi c’è da dire che per la scuola gli investimenti sono stati concentrati nella riforma, la Legge 107/2015, approvata a luglio.
Ma va anche detto per un Governo che ha detto dal primo giorno del suo insediamento di voler puntare forte sul rilancio della scuola, ci si aspettava qualcosa di più. Ad iniziare dagli stanziamenti necessari a cancellare la norma che ha eliminato, proprio un anno prima e dalla stessa maggioranza, le supplenze per il primo giorno di malattia dei docenti. Una manovra al risparmio, con effetti nefasti sulla didattica e sulla sicurezza degli alunni, che non è stata sanata in tutti i casi dal “potenziamento”: basti pensare alla scuola dell’infanzia statale, per la quale la fase C del piano straordinario di assunzioni 2015 non ha previsto nemmeno un posto.
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