L’anzianità del servizio continuerà ad avere lo stesso peso specifico che ha avuto fino ad ora sulle graduatorie interne d’istituto? Il Miur non ha ancora scoperto le carte, ma presto dovrà farlo.
Adesso che con il disegno di legge Giannini sulla buona scuola, si toccheranno temi delicatissimi come il merito degli insegnanti e l’introduzione degli scatti di competenza, una domanda che sorge spontanea è: “Come cambieranno le graduatorie interne d’istituto o eventualmente di rete, in conseguenza ai prossimi interventi legislativi sulla scuola?”.
Pare ovvio che i prossimi contratti sulla mobilità, non potranno non tenere conto degli effetti causati dalla legge sulla buona scuola, ed è quindi normale cercare di capire dove si andrà a parare.
Si continuerà a valutare le esigenze di famiglia, penalizzando i single rispetto a chi ha figli? I titoli culturali acquisiti avranno una maggiore valutazione? Chi si è formato regolarmente e magari ha fatto anche da formatore, troverà riconosciuto del punteggio? Interrogativi che pretendono risposte chiare, precise e che non dovrebbero essere trattate con superficialità.
Fino ad oggi, è il parere diffuso di molti insegnanti, abbiamo assistito ad uno spettacolo dell’annuncio, un gioco volto a testare gli umori dei protagonisti della scuola, senza affrontare efficacemente il problema scuola, con serietà politica e con l’etica della responsabilità. I giochi degli annunci e degli slogan d’effetto, sono terminati, adesso sarebbe opportuno dire quello che si intende fare. Tra le ipotesi che vengono mormorate, c’è anche quella di abolire le graduatorie interne d’istituto, così come le abbiamo conosciute fino ad ora, e costituire al loro posto delle graduatorie di rete, dove l’anzianità del servizio venga fortemente ridotta, e dove vengano introdotti nuovi punteggi riferiti alla formazione e all’aggiornamento.
Quale effetti potrebbero aversi, se queste fossero le nuove regole? Potrebbero trovarsi in soprannumero anche i docenti anziani, che con i loro attuali punteggi a tre cifre si potrebbero trovare ultimi in graduatoria e costretti ad errare da una rete ad un’altra. Anche questi sono gli effetti della meritocrazia, che non tiene troppo conto dell’anzianità e dell’esperienza, delle malattie e delle esigenze di famiglia, ma si interessa molto convintamente dei gloriosi curriculum vitae degli insegnati.
Una sola raccomandazione, si faccia attenzione ai grandi curriculum vitae e ai grandi titoli accademici, a volte non è tutto oro quello che luccica.
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