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Con la nuova alternanza scuola-lavoro raddoppia il numero di studenti coinvolti

Ancora una settimana e l’anno scolastico 2015/16 prenderà il via: una delle novità della Legge 107/15 (commi dal 33 al 38) è il potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro alle superiori.

Un’iniziativa apprezzata praticamente da tutti, anche dai critici sindacati. L’agenzia Ansa ha calcolato che saranno “oltre 500.000 gli studenti delle Superiori coinvolti quest’anno, con un pacchetto di 400 o 200 ore a seconda dell’indirizzo in cui studiano (tecnici e professionali oppure licei). Si comincia con le terze classi. A disposizione per il 2015-16 ci sono 100 milioni (e la stessa cifra sarà stanziata ogni anno)”.

Come da noi stimato qualche settimana fa su questa testata giornalistica[U1] , i 100 milioni di euro annui dovrebbero essere suddivisi tra poco più di 2mila istituti, tutti quelli superiori (anche se è probabile che i licei ne riceveranno meno): ad ognuno potrebbe arrivare, in media, una cifra attorno ai 50mila euro l’anno. Una cifra non altissima, considerando che parliamo sempre di quote lorde, quindi praticamente da dimezzare quando si parla di soldi effettivi che andranno nelle tasche di chi svolgerà lezioni e formazione in azienda.

In ogni caso, si tratta di “un deciso balzo in avanti in termini di persone e risorse considerando che nel 2013-14 hanno potuto includere questa esperienza nel percorso di studi 210.506 ragazzi (il 10,7% del totale), con 126.003 strutture ospitanti, e che i finanziamenti si sono aggirati finora sui 10 milioni annui. Sono poi saliti a quasi 20 con l’ultima legge di stabilità e con la Buona scuola la cifra iniziale è stata decuplicata. Nel giro di un triennio, quando si andrà a regime, saranno stabilmente coinvolti circa 1 milione e mezzo di studenti all’anno”.

Gli studenti iscritti al triennio finale delle superiori (200 ore i liceali, 400 ore gli iscritti a tecnici e professionali) potranno fare esperienze all’interno di aziende o industrie, ovviamente, ma anche in enti pubblici, musei, siti archeologici. Possibilità, quest’ultima, pensata soprattutto per il Sud meno industrializzato e per la quale sono in cantiere accordi speciali con il ministero dei Beni culturali.

 

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A garanzia della serietà di questa metodologia didattica e per rassicurare le famiglie, i tecnici di viale Trastevere hanno lavorato in queste settimane per predisporre una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza (verrà presentata a settembre) e mettere a punto un Registro nazionale in cui verranno raccolti enti e imprese disponibili a svolgere i percorsi (anche questo di prossima presentazione). Inoltre, è previsto che i ragazzi, al termine dello “stage” possano esprimere una valutazione sulla sua efficacia; un contributo ritenuto importante per poter eventualmente correggere il tiro.

Inoltre, gli studenti potranno ‘lavorare’ all’estero. E, soprattutto, d’estate: il comma 35 della Legge 107 prevede che “l’alternanza scuola-lavoro può essere svolta durante la sospensione delle attività didattiche secondo il programma formativo e le modalità di verifica ivi stabilite nonché con la modalità dell’impresa formativa simulata. Il percorso di alternanza scuola-lavoro si può realizzare anche all’estero”.

Una modalità, quella di far svolgere i tirocini aziendali a fine scuola (spesso per tutto il mese di giugno) o prima che inizino le attività didattiche (le prime due settimane di settembre, soprattutto per le quinte classi impegnate a fine scuola con gli Esami di Stato), che in realtà più di un istituto già adottava. Solo che ora, visto che sarà molto difficile, vista la consistenza, collocarli diversamente, potrebbe diventare la prassi. Dando ragione anche alministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che qualche mese fa sosteneva che i nostri giovani possono occupare anche una parte delle vacanze estive per le loro attività formative.

 

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 [U1]

Alessandro Giuliani

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