A tal proposito l’associazione dei dottorandi afferma: “Il Governo pensa di ridare impulso al reclutamento di giovani ricercatori aumentando ancora una volta il precariato nelle fasce più deboli della ricerca accademica, rinunciando a fare l’unica cosa veramente utile: semplificare le figure pre-ruolo”.
Si ricorda che nella versione originale del Ddl Gelmini, approvata dal Consiglio dei Ministri nell’autunno del 2009, la tenure track consisteva nella riforma dei contratti a tempo determinato (TD), trasformati in contratti della durata di 3 anni rinnovabili una volta, che potevano culminare nella chiamata diretta come professore associato qualora il contrattista avesse conseguito l’abilitazione nazionale, previo parere favorevole del Dipartimento di appartenenza.
Successivamente l’iter parlamentare della riforma ha svuotato questo meccanismo di gran parte del significato iniziale, attraverso alcune modifiche sostanziali introdotte durante il primo passaggio in Senato. Il 3+3 originario,come ben descritto in un articolo pubblicato sul sito web ROARS, è stato trasformato in una successione di due contratti distinti: per accedere al ruolo di professore associato attraverso il meccanismo della tenure track si dovrà, verosimilmente dopo essere transitati per alcuni anni (fino a 4) di assegni di ricerca, tentare di accedere a un contratto di tipo a) triennale eventualmente rinnovabile per ulteriori due anni, e infine vincere un altro concorso per un contratto di tipo b).
I contratti di tipo a) sono propedeutici a quelli di tipo b) e solo questi ultimi possono culminare, sempre previo ottenimento dell’abilitazione nazionale e dopo pronuncia favorevole del dipartimento, nella chiamata diretta come professori associati.
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