Sebbene piccoli passi, prosegue l’iter di approvazione della riforma degli istituti tecnici e professionali, con sperimentazione, tra le altre cose, della riduzione del percorso da 5 a 4 anni di studio e successivo biennio di Its. Dopo il via libera del Governo a metà settembre, il disegno di legge che riforma gli istituti superiori non liceali, assieme alla revisione sulla valutazione del comportamento degli studenti, è approdato in Parlamento. Ne ha parlato anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sottolineando che “la prossima settimana”, quindi a metà novembre, “la riforma dell’Istruzione tecnico professionale dovrebbe iniziare l’iter in Senato“.
Le parole del ministro Valditara
Parlando ad Assolombarda Monza e Brianza, il titolare del dicastero bianco ha tenuto a dire che “il nostro sistema produttivo ha un bisogno disperato di questa riforma” ha aggiunto Valditara, che ha parlato di, “un potenziamento delle materie di base e dell’alternanza scuola lavoro”.
Il ministro ha quindi tenuto a dire che con questa riforma “i manager e gli imprenditori potranno andare ad insegnare nelle scuole“, mettendo a disposizione e trasmettendo ai giovani le loro competenze tecnico-professionali.
Valditara, infine, ha elogiato “il tema dell’internazionalizzazione”, definendolo per lui “strategico” e ricordando anche che “è la prima volta che entra nella scuola italiana, come la ricerca e il trasferimento tecnologico”.
Anche la premier
Nei giorni scorsi anche Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio, ha speso parole di elogio per la revisione dei due corsi di studio alternativi ai licei: secondo la premier “è una riforma che rende competitiva la filiera della istruzione tecnica e professionale trasformandola in un percorso formativo di serie A e collegandola con il mondo del lavoro e dell’impresa. Offriamo così importanti opportunità lavorative ai nostri giovani e rendiamo più competitivo il nostro sistema produttivo”, ha concluso Meloni.
La riforma
Sono almeno cinque i punti centrali della riforma degli istituti superiori tecnici e professionali: i percorsi quadriennali anziché quinquennali, oggi relegati a poche centinaia di scuole; più ore di materie di base, soprattutto italiano e matematica; apprendistato formativo e più alternanza scuola-lavoro di qualità (da circa 200 a 400 ore nel triennio finale delle superiori); insegnanti non di professione, ma esperti del mondo produttivo e professionale impegnati soprattutto nell’area della docenza laboratoriale; più internazionalizzazione con più scambi internazionali, visite e soggiorni di studio, stage fuori Italia.
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