Regione che vai, stipendi che trovi. Anche nella scuola. L’autonomia differenziata, voluta a tutti i costi dalla Lega e approvata in via definitiva alcune settimane fa alla Camera, dopo il precedente via libera via libera del Senato, potrebbe comportare l’assegnazione a docenti e Ata di stipendi diversificati anche nel comparto dell’Istruzione. Secondo il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, l’ipotesi è tutt’altro che peregrina.
Rispondendo alla domanda di Bruno Vespa su quale penalizzazione potrebbe avere concretamente la Puglia dall’applicazione della riforma dell’Autonomia, Emiliano ha risposto sostenendo che “in alcune materie come scuola e sanità, approfittando di bilanci ordinari molto più ricchi di quelli del sud, il rischio è che si stabilisca una retribuzione aggiuntiva di medici, infermieri e insegnanti”.
Più che di aumenti stipendiali, si tratterebbe di indennità da assegnare al personale scolastico, come quello sanitario, impegnato in quei territori dove la ricchezza e il welfare sono maggiori.
Il rischio concreto, sempre secondo il governatore della Puglia, è che questa operazione “possa portare via tutto il capitale umano del Mezzogiorno in sanità e scuola: sarebbe un fatto gravissimo”.
Tutta l’opposizione politica è fortemente contraria all’attuazione della legge sull’autonomia differenziata: c’è anche chi non si limita a protestare. “Finalmente si parte, raccoglieremo le firme contro l’autonomia differenziata che scassa il Paese”, annuncia Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera.
Faraone sostiene che “non possiamo rassegnarci a una sanità e una scuola di serie B nel Sud del Paese e maggiore burocrazia e minore competitività anche per le imprese nel Nord d’Italia”.
“Non so se raggiungeremo il quorum, sarà dura. Così come raccogliere 500 mila firme in piena estate. Ma non dovremo avere alcun rimpianto per non averci provato”.
Secondo il renziano, tuttavia, “l’avversario non sarà il centro-destra, che ha partorito questa pessima riforma: fa talmente schifo che non avranno la faccia di difenderla. Il problema sarà, semmai, portare la gente a votare. I numeri sull’ astensionismo hanno ormai dimensioni allarmanti”, conclude Faraone.