Non so quanti anni abbia il collega Nuti e. probabilmente, saperlo non aiuterebbe capire la sua psicologia e la logica del suo intervento.
Io sono piuttosto avanti in età, più vicino all’età di quelli che rischiano, a stare ai dati epidemiologici, di più col coronavirus.
Il dato lo dichiaro perché, magari, aiuta a capire lo stato d’animo con il quale mi accingo a scrivere queste brevi ma incazzatissime note.
Scrive Nuti: “Spero vivamente che la Ministra Azzolina non anteponga il timore dei ricorsi e del contagio all’importanza dell’Esame di Stato. Se vogliamo davvero dare un segnale di speranza dobbiamo fare in modo che la dimensione simbolico-relazionale prevalga sul calcolo normativo che usa la paura come maschera e difesa”.
Calcolo normativo, timore del contagio?
Nuti non se ne abbia a male ma a leggere quello che ho riportato ho pensato immediatamente alla circostanza che, evidentemente, ignora l’ articolo 32 della Costituzione che tutela il diritto alla salute come diritto preminente rispetto a qualsiasi altro.
Lo confesso per sincerità ma anche perché fra combattenti bisogna parlarsi chiaro.
Che certe cose le scriva, in questo strano Paese, lo scrittore famoso che deve, evidentemente, vendere i suoi libri ci può stare,che lo sragionamento lo faccia il leaderino politico ora all’1,qualcosa per cento ci può stare ma che lo scriva, con sprezzo del pericolo e, chiedo venia ancora, del ridicolo un collega della scuola militante come si diceva un tempo, mi atterrisce.
Perché Johnson (ho un figlio che vive a Londra), Macron (ho una nipote che vive a Parigi) e Renzi (qui ci vivo io) li devo sopportare sperando che non facciano più danni di quelli già fatti ma che un collega il giorno in cui sono morti probabilmente ancora 500 esseri umani scriva in maniera così retorica ed incosciente, questo proprio no.
Mi fermo qui ma avrei ancora da dire, razionalmente ed anche irrazionalmente e forse ora vado a scovare “Notte prima degli esami”.
Così, almeno, rido per non piangere.
Collega Nuti scusami ma ad esser più buono e più tollerante di così non ci riesco proprio.
Con stima per la battaglia che conduci pure tu ma con profondo, profondissimo dissenso per quello che adombri.
Una anestesista rianimatrice in una recente intervista ha dichiarato: “Essere ‘eroi’ può far parte del nostro lavoro ma fare il kamikaze proprio no”.
Forse può contribuire a chiarire le idee su quali debbano essere le priorità, senza se e senza ma, la chiusa di questo breve video:
L’ho assegnato ai miei studenti come “compito per le vacanze” e loro lo hanno compreso.
Spero che lo comprendano anche gli altri, Nuti compreso
Franco Labella
(prossimo membro interno agli Esami di Stato)
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