La frase pronunciata da Concita De Gregorio in diretta su La7 su Draghi (“Aveva il tono di uno che, titolare di cattedra ad Harvard, è stato incaricato di una supplenza all’alberghiero di Massa Lubrense”) ha alzato un polverone. Dalla reazione infuriata della Ds Amalia Mascolo fino all’indignazione di sindacati o studenti e professori che di quella scuola fanno parte. Ma anche chi fa o ha fatto parte del settore alberghiero come Matteo Cignetti, miglior studente di istituto alberghiero d’Italia nel 2021 e proclamato miglior giovane chef al mondo. Intervistato da Skuola.net ha difeso la sua scuola:
“Ci sono ancora molti pregiudizi sugli istituti alberghieri e questa frase sbagliata ne è la dimostrazione. A Concita De Gregorio – prosegue – dico che gli istituti alberghieri non sono scuole di basso livello, ma hanno il dovere di prepararti sia in ambito teorico che pratico e per riuscire a farlo devono avere un corpo docenti in grado di sostenere tutti gli studenti nel proprio percorso”.
“Mi viene da piangere. Ho capito che non voleva essere una battuta intenzionalmente cattiva, un paragone che voleva strappare una risata. Ciò non toglie che una persona del suo calibro non può non prestare attenzione alle parole, essendo consapevole di quanto queste siano importanti e che spesso anche solo un’affermazione banale può essere fraintesa e dare molto fastidio. E’ giusto che abbia fatto scalpore perché nelle sue parole si evince un po’ di classismo: è andata a differenziare in base alla tipologia di scuola e a quella che è la parte centrale di essa, cioè gli insegnanti”.
“Alla fine l’infrastruttura o la tipologia di scuola possono darti un’idea di quello che andrai a fare, ma ciò non vuol dire che in un istituto alberghiero non si faccia nulla o non sia una scuola qualificante. Anzi, è una scuola che è in grado di fornirti, in un tempo relativamente breve, un mestiere. Credo che la giornalista abbia fatto l’affermazione con troppa leggerezza, soprattutto perché proprio in questo momento l’arte della cucina sta prendendo sempre più piede e in ambiti sempre più importanti”.
“Mi è capitato di essere vittima di stereotipi anche tra ragazzi giovani che identificano ancora l’alberghiero come una scuola in cui chi va non ha voglia di studiare- conclude Matteo – Io ho fatto un percorso di cinque anni e ho una base sia teorica che pratica importante. Anche se la preparazione sulle materie umanistiche o scientifiche non può essere paragonata a quella svolta in un liceo, i temi e gli argomenti sono stati affrontati adeguatamente.”
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