Più di due anni di attesa per assegnare meno della metà dei posti da insegnante relativi ai sette concorsi avviati dal ministero dell’Istruzione: la stima è stato fatta da Tuttoscuola, che ha raccolto i dati pubblicati dai vari Uffici Scolastici Regionali evidenziando numeri preoccupanti: rispetto al numero di posti messi a concorso, con l’inizio dell’anno scolastico 2022/23 ne verrà coperto dai vincitori solo il 44%.
La rivista scrive che rimarranno “vuoti circa 31mila posti degli oltre 55mila attesi: il 56%”. Il motivo del clamoroso ritardo risiede nelle lente procedure concorsuali da un lato, e nell’alto numero di non ammessi dall’altro.
Il risultato è che si manterrà – anzi si incrementerà – il numero di supplenti annuali, almeno 150 mila, sempre molto elevato.
Entrando nel dettaglio, Tuttoscuola ricorda che il concorso più impegnativo è stato quello ordinario della secondaria, che ha richiesto centinaia di migliaia di richieste di partecipazione, con il coinvolgimento di circa il 40% delle graduatorie previste; in particolare, delle 26.871 cattedre fissate dal bando, ne sono state al momento coperte soltanto 13.743, cioè poco più della metà (51%).
Solo con il “concorsone” della secondaria, peraltro contrassegnato da prove a quiz, una parte delle quali con errori accertati anche dallo stesso Ministero, non sono state assegnate 13.128 cattedre, comprese 6.053 rimaste vacanti (per le quali cioè sono state concluse le operazioni e pubblicati i risultati, ma con un numero di vincitori inferiore ai posti disponibili).
Non va meglio per le discipline Stem, stralciate dal concorso generale: non hanno conseguito l’obiettivo di conclusione immediata le Stem bis, riproposto nel 2022 (61% di graduatorie definite).
Numeri alla mano, soltanto 582 cattedre delle 1.685 a bando sono state coperte (35%). Pertanto, non sono state assegnate 1.103 cattedre (comprese 336 vacanti).
Stesso copione per quanto riguarda il concorso straordinario-bis, sempre per la scuola secondaria, nonostante la semplificazione della procedura, composta da un solo colloquio di non oltre mezz’ora.
Pure questa procedura, sebbene assai semplificata, ha definito solamente il 40% delle graduatorie attese con la copertura di 3.193 cattedre e la non assegnazione di 11.227 (comprese 118 rimaste vacanti).
L’unico concorso che ha quasi concluso le procedure (definite 57 graduatorie su 59) è quello ordinario di infanzia e primaria.
Tuttavia, appena 7.252 posti dei 12.863 previsti dal bando per diventare maestri sono stati coperti, lasciandone non assegnati 5.611: di questi, ben 5.389 sono risultati vacanti tra il sostegno.
Nel complesso ad oggi, 1° settembre, sono pertanto soltanto 24.770 i posti coperti dai vincitori, pari a poco più del 44% dei 55.839 attesi complessivi.
I 31mila posti avanzati, quindi, andranno ad “ingrassare” le supplenze annuali (che così si avvicinano a quota 200 mila) rinviando la stabilizzazione a tempi migliori e confermando una precarietà del sistema che, in attesa di dare soluzione all’annoso problema del precariato, continua ad avvalersi annualmente quasi per un quarto di docenti precari.
Il paradosso è che le supplenze verranno stipulate anche con molti docenti che non hanno superato il concorso. Per loro niente immissione in ruolo, ma via libera per le supplenze. ùIn pratica, molte supplenze verranno assegnate agli stessi candidati – quasi tutti precari storici – che non hanno superato le prove dei concorsi. C’è una logica in tutto questo?
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