Sul reclutamento l’aria in seno al governo si sta facendo pesante. Dopo l’euforia per la riforma sblocca concorsi voluta dal ministro Renato Brunetta, contenuta nell’articolo 10 del decreto legge n. 44/2021, nelle ultime ventiquattr’ore abbiamo assistito al botta e risposta tra la sottosegretaria Barbara Floridia che spinge per avviare i concorsi ordinari (ci sono “450.000, giovani, precari e cittadini in attesa”, molti di più dei “200.000 precari” che è pure “un dato completamente falsato”) e il suo alter ego leghista Rossano Sasso (“non siamo e mai saremo disposti considerare stracci vecchi le migliaia di insegnanti precari”, quindi riapriamo subito i concorsi per titoli e servizi).
Sull’argomento, dopo il sostanziale nulla di fatto nell’incontro del 19 aprile con i sindacati, il ministro Patrizio Bianchi ha auspicato la realizzazione di “una sintesi politica”, perché “in questa maggioranza dobbiamo trovare una unità”.
Per il numero uno del dicastero di Viale Trastevere “non possono esserci le forze che difendono i vecchi e chi difende i giovani. Faccio appello al Parlamento, a tutte le forze politiche” perchè si giunga ad un compromesso, ha concluso Bianchi.
Il problema è che dai partiti interessati non c’è nessuna intenzione ad arretrare un millimetro dalla propria posizione.
Il rischio di questo impasse è che rimetterci siano proprio i diretti interessati, perché per le assunzioni immediate da graduatorie il tempo a disposizione è pochissimo (l’hanno detto pure i sindacati durante il confronto con i dirigenti del Mi) e se non si trova una soluzione a breve, anche quest’estate le supplenze faranno registrare numeri mai toccati.
E non saranno di certo i concorsi ordinari a risolvere la situazione, visto che debbono ancora partire e non si comprende ancora come.
I 5 Stelle non si ravvedono su nulla. Con il testimone dell’ex ministra Lucia Azzolina, pro concorsi ordinari classici, passato nelle mani proprio della sottosegretaria Barbara Floridia: tutti i grillini, ma anche altri raggruppamenti, come Italia Viva, non vogliono sentire parlare di concorsi semplificati. Né di scorciatoie per essere assunti in ruolo. Anche perché, ricordano, nello Stato si entra per merito e al termine di procedure concorsuali vere.
Dall’altra parte c’è la Lega, ma anche Leu, che la pensa molto diversamente. A portare la “bandiera” del concorso per titoli e servizi, con formazione e verifica alla fine dell’anno di prova, è sempre il senatore del Carroccio Mario Pittoni che ha presentato dalla scorsa estate un ddl ad hoc: “ripiegare su concorsi ordinari brucerebbe occasione storica per rimettere scuola in carreggiata”, ha ribadito il leghista solo poche ore fa.
Come è accaduto la scorsa estate, a schierarsi con la Lega c’è anche un’ala minoritaria del Pd. Uno dei “capitani” di questa fazione è il senatore Francesco Verducci, che il 19 aprile ha introdotto la conferenza da lui promossa “Prima la scuola. Contro il precariato, per la qualità dell’insegnamento, per i bisogni degli studenti“.
Il democratico ha detto che “serve una procedura straordinaria di stabilizzazione degli insegnanti precari. Una procedura immediata che si affianchi al completamento del concorso straordinario, nell’auspicio che al più presto parta anche il concorso ordinario. Contrastare il precariato è la prima riforma che serve per uscire dall’emergenza. Guai a chi crea una contrapposizione tra neolaureati e precari storici”. Il riferimento ai due sottosegretari all’Istruzione appare evidente.
Dopo avere chiesto “una riforma strutturale del reclutamento che riattivi percorsi abilitanti e automatismo dell’immissione in ruolo” e “che tenga insieme percorsi virtuosi e certi di stabilizzazione, formazione e qualità dell’insegnamento”, Verducci ha ribadito il concetto: “deve partire una procedura straordinaria per avere il 1° settembre tutti i docenti in cattedra”.
Poi il senatore dem ha detto che è tempo di passare al “superamento del vincolo quinquennale che costa troppo al personale della scuola e bisogna ridurre il numero degli alunni in classe, avendo più classi, più docenti, più tempo scuola, investendo nel tempo pieno per rilanciare la scuola dell’inclusione”.
Tante proposte, sulle quali, però, servono molti fondi e tanta convergenza di idee. Quella che a questo governo sembra al momento proprio mancare.
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