Anche all’indomani dell’annuncio del premier Giuseppe Conte sulla volontà del Governo di assumere 60 mila docenti solo tramite concorsi pubblici con prove tradizionali, alcuni partiti della maggioranza – il PD e LeU – si continuano a dire contrari. E confermano la loro posizione favorevole per le procedure per soli titoli.
I senatori Andrea Marcucci (Pd) e Loredana De Petris (LeU), in particolare, hanno annunciato emendamenti dai loro gruppi, affinché si ripensino le procedure di reclutamento tenendo conto dei rilievi posti con forza nelle audizioni in Senato delle forze sociali, nel corso delle 63 audizioni svolte la scorsa settimana. E da molte di quelle audizioni, ad iniziare da quelle sindacali, sono emerse richieste analoghe a favore dell’assunzione dei precari storici tramite procedure derivanti da concorsi per soli titoli.
In una nota emessa da fonti parlamentari della maggioranza, i due senatori hanno tenuto a far spere che “oggi nella video conferenza tra la ministra Azzollina ed i capigruppi della maggioranza, Pd e Leu hanno ribadito, alla luce dell’emergenza sanitaria in atto, la richiesta di rivedere le norme concorsuali di reclutamento stabilite nello scorso dicembre, in modo da procedere con certezza alla stabilizzazione dei precari e mettere in sicurezza l’avvio del nuovo anno scolastico”.
L’impressione è che a difendere a spada tratta la ministra Lucia Azzolina sulla questione dei concorsi dei docenti sia solo il M5S. Con le si schiera, non a caso, la capogruppo “grillina” in commissione Istruzione Bianca Laura Granato, per la quale “l’unico modo affinchè i precari della scuola possano vedersi riconosciuta la stabilizzazione è quello di procedere con il concorso”.
L’occasione per capire se la spaccatura potrebbe portare seri problemi alla tenuta del Governo si verificherà comunque a breve: entro dopodomani scadranno infatti i termini per presentare alla VII commissione di Palazzo Madama gli emendamenti al Decreto Scuola n. 22.
Una delle richieste più ricorrenti di modifica del decreto, assieme a quella dell’aggiornamento delle graduatorie d’istituto, che in base alla versione del D.L. approvato dal CdM e pubblicato in Gazzetta Ufficiale dovrebbero slittare al 2021, è proprio quella delle assunzioni derivante da concorsi per titoli, anche alla luce del pericolo epidemiologico.
“C’è un’emergenza sanitaria in atto con ricadute a tutti gli effetti imprevedibili e non possiamo rischiare in alcun modo che questo metta a rischio la stabilizzazione dei precari e l’apertura del nuovo anno scolastico” e per questo serve “un tavolo politico sulle procedure di reclutamento e sulle modalità del concorso straordinario riservato”, aveva detto solo qualche giorno fa il senatore Pd Francesco Verducci, che è anche vice presidente e capogruppo Commissione Cultura e Istruzione del Senato.
“Non occorre uno scienziato – ha incalzato oggi il senatore leghista Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura al Senato – per comprendere che l’iter di un adeguato piano di stabilizzazione, per affrontare con la necessaria efficacia le conseguenze dell’emergenza sanitaria, è sicuramente più agile e veloce dell’arzigogolato concorso straordinario a crocette su cui insiste il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, tra l’altro per soli 24 mila posti”.
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Allegati al decreto
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ALLEGATO C – TABELLA TITOLI VALUTABILI (CLICCA QUI)
ALLEGATO D – CORRISPONDENZA TITOLI ABILITAZIONE (CLICCA QUI)
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Se i senatori Pd e LeU dovessero mantenere il punto, confermando la necessità di assumere i precari storici in commissione Cultura, con il successivo beneplacito di quella di Bilancio, per il Governo si andrebbe così a determinare una grana non indifferente: per metà maggio,infatti, il testo modificato (con il possibile via libera i concorsi per titoli “sponsarizzati” anche da Pd e LeU) verrà portato direttamente davanti al Governo per il voto di fiducia.
A quel punto, in ballo non vi sarebbe solo la massa in discussione della politica della ministra Lucia Azzolina, ma anche dello stesso premier Giuseppe Conte, il quale ieri davanti a milioni di italiani ha avallato la politica di intransigenza della titolare del MI sulle immissioni nei ruoli dello Stato con sola la modalità delle prove d’esame.
E non è un caso, forse, che nella stessa giornata è tornato a parlare di assunzioni l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, per il quale “c’è bisogno di un vero e proprio esercito di dirigenti, docenti e amministratori di ruolo, di almeno 100 mila nuovi posti”, la metà dei quali coperti con “un piano flessibile di arruolamento per chi già ha titoli e servizio pluriennale, con prova selettiva in uscita dopo il primo anno”.
“È impensabile gestire – ha continuato l’ex ministro – una selezione tradizionale ad agosto, in presenza, per decine di migliaia di candidati quando ancora, molto probabilmente, saremo in piena emergenza epidemiologica”.
Basterebbe, ha ricordato il parlamentare romano passato dal M5S al Gruppo Misto, avallare il “piano di reclutamento di circa 50 mila nuovi insegnanti” approvato da lui stesso a dicembre, poco prima di lasciare il dicastero di Viale Trastevere. Quel piano su cui ora puntano tutti. Tranne il M5S.
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