Vi scrivo in merito al concorso per titoli ed esami per l’accesso ai ruoli del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado su posto comune e di sostegno, ai sensi dell’articolo 3, comma 7, del Decreto ministeriale 26 ottobre 2023, n. 205, indetto con D.D. n. 2575 del 6 dicembre 2023; e vengo subito al dunque.
Il concorso, attraverso una lunga e corposa selezione prevedeva delle prove, come giusto che sia, proporzionate al livello di competenza che un docente dovrebbe avere in un sistema scolastico in continua evoluzione e sempre adattivo alle nuove esigenze sociali, culturali, etniche, in una scuola sempre più europea e tecnologica.
Si è molto parlato in questo concorso, giustamente, di una scuola associata alle competenze e alla meritocrazia, ma ormai nei fatti ci siamo lasciati indietro il merito, le competenze, il rispetto di migliaia di docenti costretti a seguire le infinite e continue varianti legislative rendendo di fatto le procedure di ingresso alla docenza, solo più onerose (i famosi 60 CFU). Pertanto, di seguito le condivido i principali punti di incongruenza emersi attraverso il confronto con centinaia di docenti:
1) Il concorso in oggetto non prevedeva una graduatoria di merito, oltre quella dei vincitori, rendendo impossibile da parte di migliaia di idonei conoscere la loro posizione in eventuali scorrimenti previsti dal bando di concorso. Non credo succeda lo stesso nelle liste elettorali. Non so se si afferra il disagio e l’umiliazione di una figura professionale che, meriterebbe dopo tanti sforzi e mesi di preparazione, conoscere almeno la posizione in una graduatoria di merito, in quanto per sua natura, il concorso coinvolge più candidati in una competizione di tipo selettivo/comparativo, la quale, basandosi sulla valutazione, giustificherebbe in termini di meritevolezza, la pubblicazione di una graduatoria degli idonei.
2) Come mai, parlando di meritocrazia (ma nulla togliendo a chi ha svolto un periodo di servizio civile o militare) si riconosce, indipendentemente dal punteggio, una riserva che dà diritto ad una precedenza finalizzata al ruolo, invece a chi con punteggi ben più alti, ma senza il servizio civile o militare, non viene riconosciuta, nello stesso concorso e con le stesse prove, neanche un’abilitazione? Non so se possiamo parlare ancora di meritocrazia e di giustizia!
3) Qual è il senso per un docente già idoneo, essere esaminato con le stesse modalità, con gli stessi saperi e partecipare per la medesima CDC, a distanza solo di due o tre mesi, in un concorso che Lei si appresta nuovamente a bandire? Perché è proprio questo che Lei chiede ai docenti e a tutto il sistema scolastico con il prossimo concorso PNRR.
Rutigliano Francesca
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