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Concorsi docenti, tanti precari saranno penalizzati: ecco perché

Premetto di essere un docente di terza fascia con più di 36 mesi di servizio e che, a seguito delle recenti dichiarazioni del Governo Conte e del ministro dell’istruzione Azzolina che preludono l’emanazione del bando relativo al concorso straordinario (specchietto per allodole del Governo che propaganda l’ assunzione di “molti” precari!) voglio solamente sottolineare alcuni aspetti che spero,  grazie alla Vostra visibilità, possiate contribuire a diffondere e comunicare in modo tale da palesare a tutti una serie di problematiche che il governo si rifiuta, a mio giudizio colpevolmente, di prendere in considerazione.

Sorvolo sul fatto, ormai noto, delle direttive Europee che prevederebbero l’assunzione dei precari con più di 36 mesi di servizio, sul fatto che non siano ancora stati previsti percorsi di abilitazione per coloro i quali, sfortunati, non dovessero riuscire a passare il concorso che prevede una soglia molto alta di superamento (contestata, peraltro, dal Cspi relativamente anche ai contenuti e alla modalità di valutazione), sul fatto che, anche in merito ai suddetti percorsi di abilitazione, si sarebbe dovuto aprire un tavolo di confronto con i sindacati e che i precari siano lasciati in balia di un concorso/lotteria a crocette, sul fatto che i docenti non abbiano neanche avuto la possibilità di manifestare il proprio dissenso all’opinione pubblica esercitando il diritto allo sciopero, negato a causa del coronavirus, sul fatto che anche i docenti precari abbiano contribuito a portare avanti con serietà e dedizione la scuola in questo periodo di emergenza sanitaria globale e che, mentre i medici neolaureati si siano visti riconoscere l’abilitazione per decreto senza alcun concorso, viste le difficoltà del sistema sanitario, ciò (e parlo di abilitazione e non di assunzione a tempo indeterminato) non sia stato neanche minimamente preso in considerazione nella scuola, neanche per coloro i quali abbiano maturato ben più di 36 mesi di servizio, sul fatto che i precari, in questa complicata situazione di emergenza abbiano messo a disposizione i propri strumenti tecnologici, acquistati di propria tasca e non attraverso il bonus di 500 euro di cui non possono usufruire, sul fatto che, da sempre, i docenti precari abbiano portato avanti la propria formazione e il proprio aggiornamento professionale a proprie spese perché a costoro non è dato il privilegio del possesso di una carta docente, salvo poi, adoperarsi al pari dei colleghi a tempo indeterminato con professionalità e senso civico per l’educazione e l’istruzione dei figli di noi italiani.

Senza togliere importanza a tutte queste considerazioni, voglio far presente altri piccoli aspetti, sicuramente secondari, ma che contribuiscono a dare un’idea della profonda ingiustizia celata dietro alla emanazione di questo concorso straordinario.

Innanzitutto, i concorsi si terranno in una situazione di emergenza mondiale, dove noi tutti siamo stati costretti per mesi (e lo saremo ancora) a grandi sacrifici, isolati nelle proprie case, lontani dagli affetti, con la difficoltà di gestione dei propri figli, soprattutto dei più piccoli (eh sì, perché anche noi precari abbiamo delle famiglie), talora anche con lutti o difficoltà oggettive di isolamento e quarantena che ci sono e ci saranno anche nei prossimi mesi. È in questa complicata situazione emotiva e psicologica che si vuole bandire un concorso fondamentale per il nostro futuro, il futuro dei precari che sono stati in questi giorni colonne portanti di una scuola che, altrimenti, sarebbe collassata. Come possiamo noi precari approcciarci, in questa situazione, con il giusto spirito ad un concorso che presuppone moltissimo studio e sacrifici?

Oltretutto il concorso, probabilmente, avverrà durante il periodo delle vacanze estive dove anche noi insegnanti, dopo un lungo anno di lavoro, avremmo  il diritto di riposarci e di dedicarci a quel valore fondamentale che è la nostra famiglia.

C’è poi da fare una ulteriore considerazione: e se qualcuno tra noi, interessato a sostenere il concorso dovesse essere sottoposto alla quarantena, perché positivo, il giorno delle prove, cosa accadrebbe? Si vedrebbe svanire forse l’unica chance della propria vita di ottenere la stabilizzazione? Qualcuno potrebbe forse sostenere che in tutti i concorsi c’è sempre la possibilità di ammalarsi; vero, peccato che, in questa circostanza, alla base, ci sia una pandemia riconosciuta dalle Autorità, una difficoltà oggettiva e nota a PRIORI e potenzialmente in grado di coinvolgere parecchi candidati e che, chi governa, in merito al concorso, finge di non vedere e si ostina a non considerare.
Sottolineo, infine, un ultimo aspetto: coloro i quali, prestando servizio presso una scuola secondaria di secondo grado, dovessero  essere impegnati nella gestione degli esami di maturità, non sarebbero, verosimilmente, svantaggiati nella impegnativa preparazione del concorso rispetto ai colleghi non gravati da tale incombenza?

Spero che le mie considerazioni possano trovare la vostra considerazione ed essere sottoposte all’attenzione dell’opinione pubblica, visto l’importante ruolo che rivestite, poiché sono convinto che la completa conoscenza dei fatti ed il corretto veicolo delle informazioni sia il miglior modo per esprimere civilmente i dissensi che, mi auspico possano portare ad ulteriori riflessioni e ripensamenti in ambito politico.

Alessandro Brida

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