Per essere immessi in ruolo i precari vanno valutati. Per loro, quindi, non ci sono sconti per arrivare all’agognato contratto tempo indeterminato. È sempre stato così, non c’è nessun accanimento da parte dell’attuale Governo. Il concetto è stato espresso dal ministro Patrizio Bianchi, il 25 maggio, in audizione al Senato davanti alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Istruzione sulle misure di attuazione del Pnrr, in occasione del quesito posto dal senatore leghista Mario Pittoni che ha chiesto i motivi della ritrosia del Governo rispetto alla richiesta di stabilizzazione dei supplenti con oltre 36 mesi di servizio.
“Nessuno vuole massacrare i precari – ha replicato il titolare dell’Istruzione nazionale – perché i risultati dei concorsi attuali non sono diversi da quelli dl passato”.
Quindi, secondo il ministro l’altissimo numero di respinti in occasione degli esami del concorso della secondaria non rappresentano nulla di nuovo.
“Nessuno ha l’ossessione di voler far fuori i precari nè io nè il ministero. Ma c’è l’ossessione di valutare. Se il parlamento fa una proposta che incontra gli impegni assunti sul Pnrr sono aperto: ma non può sradicare questo impianto perchè legittimamente possiamo trovare l’opposizione dell’Ue”.
Bianchi ha anche accennato agli effetti del decreto legge 36 sul fronte della formazione iniziale e del reclutamento.
“Abbiamo fissato un percorso standard per chi vorrà fare l’insegnante: la magistrale più 60 crediti che saranno anche di pedagogia, didattica della materia specifica e di tirocinio. Questo sarà un percorso abilitante e ci sarà poi il concorso; una commissione ci dirà come farli”.
A proposito delle critiche verso il modello concorsuale con quesiti a risposta multipla, i cosiddetti quiz, Bianchi ha sottolineato che “dal 2025 torneremo alle domande aperte”.
Ha quindi spiegato che nel produrre il testo approvato dal Governo, il DL 36, si è “ragionato sulla formazione continua che riguarda soprattutto il digitale: formeremo 650 mila persone, non solo alla parte tecnica ma per fare sì che gli insegnanti guidino i ragazzi ad un uso critico del digitale, li mettano in guardia sui rischi del web e sui nuovi linguaggi. Abbiamo già investito 10 miliardi e creeremo 200 mila aule Stem”.
Parlando delle immissioni in ruolo di questa estate, il responsabile del dicastero dell’Istruzione ha detto che “entro il 2024 verranno assunti 70 mila insegnanti, come ci è stato chiesto dalla Commissione europea per conseguire gli obiettivi del Pnrr; lo scorso anno ne sono stati assunti 57 mila e quest’anno saranno altri 61 mila”.
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