Il Miur non comprende la decisione dei sindacati di interrompere le trattative sui concorsi e su altri nodi da sciogliere del comparto scuola.
Commentando la decisione presa dalle cinque sigle maggiori, dopo che nemmeno l’intervento della viceministra Anna Ascani è servito a far venire incontro le parti, fonti del ministero dell’Istruzione fanno sapere che “desta stupore la posizione espressa dalle organizzazioni sindacali al termine del tavolo tecnico che si è tenuto oggi, a fronte di un governo che sta per assumere quasi 70 mila docenti attraverso i vari bandi di concorso in preparazione. Bandi che devono partire subito per consentire le immissioni in ruolo”.
Sempre le fonti interne al dicastero bianco di Viale Trastevere, sottolineano che “i sindacati decidono per la rottura, nonostante un tentativo di trattativa e l’accoglimento di metà delle questioni portate al tavolo odierno”.
Pe i sindacati, tuttavia, il diniego del Miur alle richieste su diversi punti è stato visto come un “voltafaccia”: dopo gli impegni sottoscritti a fine aprile scorso con il premier Conte, poi ribaditi ad inizio ottobre con il nuovo Governo e verbalizzati il 19 dicembre con il ministro Lorenzo Fioramonti in sede di tentativo (riuscito) di conciliazione, in un documento ufficiale rendono pubbliche ben 26 richieste di modifica delle bozze dei tre concorsi predisposti dal Miur e dicono che “l’amministrazione ha risposto in modo negativo a tutte le richieste qualificanti presentate”.
A pesare sulla decisione di abbandonare il tavolo e riprendere la mobilitazione, è stata anche la mancata stesura del “cronoprogramma dei tavoli relativi alle tematiche che sono state oggetto della conciliazione” pre-natalizia.
La lista delle mancate risposte è lunghissima: si va dalla pubblicazione della banca dati dalla quale verranno estratti i quesiti, fino alla possibilità di partecipare al concorso per posti di sostegno anche senza titolo ma con 3 anni di servizio su sostegno, dall’esonero dal servizio per i commissari di concorso, alla prova finale con l’esposizione di una unità didattica, dal cambiamento delle tabelle dei titoli di presentati per i concorsi ad una serie di riconoscimenti di servizi svolti, tutti sistematicamente invece ignorati dall’amministrazione. E molto altro.
Ad un mese dall’individuazione come ministra dell’Istruzione, per Lucia Azzolina (che è anche un’ex sindacalista…) arriva così una bella “tegola”: dopo i problemi di avvio – dovuti ai ritardi della nomina, allo ‘spacchettamento‘ del Miur, ai tanti direttori generali da nominare e alla mancata possibilità di disporre di finanziamenti adeguati, visto che il suo predecessore ha abbandonato il ministero proprio per la carenza di fondi dalla legge di Bilancio -, ora Azzolina dovrà realizzare i concorsi senza l’apporto dei sindacati. Anzi, con il personale mobilitato e, se le posizioni dovessero mantenersi tese, che potrebbe tra non molto arrivare a scendere in piazza.
Una condizione che, anche a livello di consensi da parte di una bella fetta del personale (quella legata ai sindacati e alle tante associazioni dei precari), non aiuterà di certo a centrare l’obiettivo di partire in fretta e di assumere in ruolo già da settembre i 24 mila vincitori della selezione riservata alla scuola secondaria.
Un obiettivo importantissimo, perché la “partita” dei concorsi, assieme a quella degli stipendi, era e rimane la più importante da vincere.
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