Il primo “no” secco e deciso al concorso per assumere poco meno di 12mila docenti arriva dal gruppo Facebook “Precari uniti contro i tagli”.
I toni sono duri, anzi durissimi e non lasciano spazio a nessuna possibile mediazione. Evidentemente ai precari inseriti nelle GAE non bastano le promesse di Profumo di destinare alle immissioni in ruolo altrettanti posti da coprire con chiamate dalle graduatorie.
Ma cosa dicono i diversi Coordinamenti che si riconoscono nel Gruppo ?
Le parole più tenere sono “dilettantismo pernicioso” e “giovanilismo stolido” ma non mancano espressioni più forti e decise (“accanimento diffamatorio” e “violazione intollerabile e surreale dei diritti acquisiti”).
Secondo i Coordinamenti dei precari Profumo “nel solco della Gelmini continua ad oltraggiare, umiliare e devastare la scuola pubblica italiana, mentendo spudoratamente e disonestamente sul numero delle cattedre disponibili”.
I precari richiamano il vecchio piano triennale di assunzioni di Fioroni-Padoa Schioppa interrottosi bruscamente nel 2008 e cancellato di fatto anche a seguito del “più grande licenziamento di massa mai visto (150.000 tra docenti e Ata “tagliati” dalla legge 133 Gelmini-Tremonti)”.
Non solo, ma il Coordinamento dei precari della Scuola esprime anche “il proprio sconcerto e sdegno per un atto impudente, paragonabile a un’azione ‘terroristica’ contro lavoratori specializzati e già umiliati dal lungo precariato, che si vedrebbero costretti a sottoporsi nuovamente ad una selezione mortificante”
Per non parlare dei termini utilizzati per definire il concorso, paragonato ad una “squallida riffa”.
“I precari abilitati – si legge ancora nel documento – sono stanchi di vessazioni ed esasperati e respingono dunque nel modo più assoluto ogni ipotesi di concorso”.
E annunciano anche che “non si sottoporranno ad alcun’altra selezione, ritenendola umiliante, alogica e illegittima”.
D’altronde, concludono i precari, “la partecipazione ad una nuova prova selettiva varrebbe come indiretta ammissione di ‘inidoneità’ alla professione da parte di quanti hanno sostenuto notevoli sacrifici economici e logistici per abilitarsi e lavorano da anni nella scuola, e genererebbe sfiducia nell’istituzione scolastica da parte delle famiglie, che si interrogherebbero sulla validità didattica, se non anche giuridica, degli atti formali e ufficiali compiuti e sottoscritti dai docenti incaricati e supplenti”.
Per il momento la protesta è sostenuta da diversi Coordinamenti di Precari (Napoli, Roma, Sannio e Ravenna) oltre che dall’Usb Scuola di Palermo e dal Coordinamento “3 ottobre” di Milano, ma potrebbe ben presto estendersi anche ad altri settori del variegato mondo del precariato.
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