D’ora in poi sarà difficile svolgere un concorso pubblico senza possedere un titolo che attesti il possedimento “una certificazione di un certo livello di conoscenza della lingua inglese, sulla base del sistema di esami diffuso a livello internazionale”.
Lo prevedono le linee guida della P.A. in via di approvazione
La richiesta del certificato di conoscenza della lingua più conosciuta nel nostro Continente, che potrebbe quindi diventare indispensabile per l’accesso alle selezioni dei dipendenti pubblici, è contenuta nelle linee guida sui concorsi predisposte dalla ministra della Funzione Pubblica, Marianna Madia, che mercoledì 21 marzo si discuteranno in Conferenza unificata Stato-Regioni.
Saranno utili anche le attestazioni di lavoro per favorire i giovani meritevoli
Nei nuovi bandi di concorso, si legge nella direttiva, le varie amministrazioni pubbliche promotrici delle selezioni di accesso, potranno infatti anche richiedere il possedimento della certificazione attestante un livello minimo di conoscenza della lingua d’oltremanica.
Sempre rispetto ai titoli, linee guida della P.A. prevedono anche all’interno dei nuovi bandi di concorso si potrà anche “stabilire un punteggio massimo” per determinate voci, come per “l’attività lavorativa svolta”.
Una eventualità utile, si legge sempre nel documento, ad “evitare di escludere di fatto categorie di potenziali candidati meritevoli (in particolare quelli più giovani)”.
Per alcune posizioni apicali diventerà imprescindibile avere il dottorato di ricerca
Novità in arrivo, infine, anche per l’organizzazione dei concorsi pubblici finalizzati ad individuare dipendenti con “elevate professionalità”, riconducibili a posizioni apicali.
In tali casi, spiega la direttiva della Pubblica Amministrazione “è possibile elevare i requisiti di accesso al punto da prevedere, tra i requisiti di ammissione, il dottorato di ricerca”.
Chi non ha conseguito tale titolo accademico, quindi, potrebbe rimanere escluso in partenza.
Quel bando in inglese che ha suscitato polemiche
Di recente, ha destato più di qualche polemica la decisione del Miur di imporre in lingua inglese la domanda per partecipare ad un bando per il nuovo finanziamento dei progetti universitari di interesse nazionale. La decisione ha suscitato le ira, sul Quotidiano.net, del presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, che si è detto allibito per la scelta.
Pronta la replica della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, per la quale l’inglese è oggi la lingua che “ricercatrici e ricercatori sono abituati a utilizzare quando fanno domanda per partecipare a un qualsiasi bando competitivo europeo”.