Con Manuela Ghizzoni, emiliana di Carpi (Modena), ricercatrice presso l’Università di Bologna, responsabile nazionale scuola, università e ricerca del Partito Democratico parliamo dei problemi del reclutamento dei docenti e del precariato, oltre che della carenza di insegnanti specializzati e dei vincoli nella mobilità. Tutti temi di attualità e tutti connessi alla vicenda della conversione in legge del DL 73/2021 (Sostegni bis).
DOMANDA
Il precariato docente in Italia appare ormai come un’anomalia di sistema con migliaia di cattedre vacanti distribuite soprattutto in alcune aree del Paese e con docenti con molti anni di esperienza di insegnamento che sono in attesa di stabilizzare il loro rapporto lavorativo. Qual è la soluzione del PD in fase di conversione del DL 73 ovvero di altri provvedimenti che si sperano siano specifici per la scuola?
RISPOSTA
Questioni come quelle del precariato e dell’accesso al ruolo richiedono decisioni incisive e di respiro largo a fronte dell’immane compito che attende i sistemi d’istruzione in tutti i Paesi dopo la pandemia. Nel merito di entrambe le questioni, il Partito Democratico ha le proprie proposte che ritiene necessario inquadrare in una cornice di senso, resa urgente nella scuola del dopo-Covid: quali docenti immettere in ruolo e con quale profilo professionale? La risposta dipende dagli obiettivi educativi e formativi che vogliamo adottare.
In primo luogo dobbiamo dire che, per la scuola secondaria, è urgente istituire un percorso post lauream di formazione e tirocinio (cioè un percorso specialistico teorico e pratico) che deve essere connesso alla fase dell’immissione in ruolo e legato alle necessità del fabbisogno di posti comuni delle scuole statali, con una previsione apposita per le esigenze delle scuole paritarie.
Quindi basta con i concorsi?
Niente affatto, il punto è che i bandi per l’accesso al percorso formativo e al ruolo devono uscire con cadenza regolare, affinché la platea dei docenti supplenti si attesti su dimensioni fisiologiche (e non patologiche come le attuali). I vantaggi del meccanismo che si propone sono quelli dell’immissione certa e veloce di personale in ruolo e di contrasto efficace al fenomeno del precariato.
Per creare le condizioni utili a prefigurare il nuovo sistema, occorre però intervenire, transitoriamente, nei confronti di coloro i quali assumono, da anni, la responsabilità di una classe e concorrono – al pari dei colleghi di ruolo – all’assolvimento della funzione formativa ed educativa della scuola, ma sono privi di titolo abilitante perché i percorsi specifici sono chiusi da oltre sei anni.
Nel concreto qual è la vostra proposta?
Il Partito Democratico ha presentato un emendamento che prevede una procedura straordinaria per questo personale, che ha alle spalle almeno tre annualità di servizio: dopo una prova di ingresso basata su una lezione simulata, si prevede un percorso specifico di formazione per l’integrazione delle competenze professionali con prova finale (che immaginiamo essere un progetto di ricerca-azione), ad esito positivo della quale si dispone l’immissione in ruolo dal settembre 2022, per il numero di posti che residuano dopo il reclutamento con le procedure previste per il 2021.
Parliamo di sostegno e insegnanti specializzati. Da anni assistiamo a due fenomeni: carenza di personale specializzato e un’evidente sproporzione tra organico di diritto e organico di fatto. Come si possono avviare a soluzione queste due problematiche e quali sono le vostre idee per quanto riguarda le tematiche dell’inclusione dei diversamente abili nelle scuole statali, un processo ancora incompiuto, iniziato nei lontani anni Settanta?
I numeri indicano l’urgenza di interventi di potenziamento sull’organico di diritto, per dare risposte adeguate alle necessità educative dei ragazzi e ragazze con disabilità: in questo senso va la norma approvata in legge di Bilancio (dicembre 2020) che dispone un piano pluriennale per l’incremento di organico di 25 mila posti. Nel Decreto Sostegni bis, poi, sosteniamo l’emendamento che consentirebbe, se approvato, una celere immissione in ruolo dei docenti specializzati per un numero maggiore (e del quale c’è assoluta necessità!) rispetto a quello consentito dalla disposizione prevista dal Decreto stesso (ci si riferisce al comma 4 dell’art. 59).
Ma c’è anche un altro tema: è sempre più necessario rendere l’ambiente scolastico complessivamente “competente” rispetto al concetto alla pratica dell’inclusività, cioè in grado di accogliere e aumentare la partecipazione di tutte le studentesse e di tutti gli studenti.
In tutto questo la figura dell’insegnante di sostegno è centrale…
Certamente quella dell’insegnante di sostegno è una figura chiave dell’inclusione scolastica, ma occorre anche mettere in campo azioni e interventi per sbloccare quelle tante risorse inespresse e latenti nella scuola utili e necessarie alla costruzione di un ambiente complessivamente inclusivo, che vanno dal coinvolgimento dei compagni di classe alle competenze dei docenti curricolari e alla leadership del dirigente scolastico.
Vincoli nella Mobilità. Pensa che la materia relativa alla mobilità dei neo immessi in ruolo debba essere riportata nell’alveo della contrattazione integrativa come chiedono le OO.SS già con il DL 73? Pensa che ci siano i margini per i vincolati per presentare domanda di utilizzazione e assegnazione provvisoria per il prossimo anno?
Già precedentemente all’uscita del Decreto Sostegni bis, il Partito Democratico si è espresso affinché il vincolo di permanenza di una o un docente neoassunto nella prima sede di servizio sia materia da includere nel contratto sulla mobilità: avevamo suggerito che il Ministro convocasse un tavolo con le organizzazioni sindacali per lavorare al rinnovo complessivo della materia cercando il miglior equilibrio possibile tra i diritti dei docenti alla mobilità, i diritti di ragazze e ragazzi alla continuità didattica e i tempi organizzativi della scuola e del suo avvio al 1° di settembre.
Con il decreto 73, però, non è cambiato quasi nulla…
Per la verità con il Sostegni bis è stato ridotto da cinque e tre anni il vincolo di permanenza ma ne è stato introdotto un ulteriore – sempre di durata triennale – per i docenti che ottengono mobilità provinciale: con un apposito emendamento abbiamo chiesto che questo nuovo vincolo sia rimosso e che i neoassunti possano derogare dal vincolo di permanenza triennale per la richiesta di assegnazioni provvisorie e utilizzazioni, ma dall’anno scolastico 2022/23, poiché non pare ci sia la necessaria agibilità organizzativa per attuare la norma per l’anno che inizierà fra appena due mesi.
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