Si starebbe facendo strada negli uffici di viale Trastevere l’idea di un nuovo mini-piano di concorsi riservati per gli insegnanti ancora in attesa di una cattedra: per quelli abilitati, ma anche per i non abilitati. Così il terzo ciclo del Tfa, annunciato da oltre un anno, non vedrebbe mai la luce.
L’indiscrezione è del Fatto Quotidiano, secondo cui, visto che ci sono ancora docenti nel “guado” tra l’ultimo concorsone e l’avvento del nuovo sistema di reclutamento che non andrà a regime prima di 5-6 anni, il Ministero starebbe studiando una cosiddetta “fase transitoria”.
Ancora non c’è nulla di ufficiale, l’idea dovrebbe restare coperta almeno fino a dicembre. È nata in Parlamento, ma pian piano ha fatto breccia all’interno del Miur ed è diventata l’ipotesi più accreditata a cui ora stanno lavorando i tecnici. Una serie di concorsi riservati ai precari: a tutti, però, e non solo agli abilitati come si poteva pensare. Con delle differenze.
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“Per gli insegnanti di seconda fascia, il concorso sarebbe più snello (si parla addirittura solo di un colloquio orale, senza prove scritte) e darebbe accesso direttamente al ruolo, attraverso il consueto “anno di prova”. Per gli insegnanti di terza fascia, invece, ci sarebbero dei test e una forte valutazione del servizio svolto: i vincitori in questo caso accederebbero al tirocinio di durata triennale, che nel nuovo sistema costituirà un momento di formazione-lavoro precedente alla stabilizzazione vera e propria. Questi concorsi verrebbero banditi, specifica sempre Il Fatto, dopo l’assorbimento delle graduatorie dell’ultimo concorsone, quindi non prima del 2018; forse in maniera scaglionata, solo sulle materie e nelle Regioni più affollate e dove ce n’è bisogno.
La scelta di istituire un canale ad hoc anche per la terza fascia significherebbe chiudere subito e definitivamente il Tirocinio Formativo Attivo, che negli ultimi anni è stato l’unico strumento di abilitazione.
Inutile far partire un Tfa che nella migliore delle ipotesi, tra test e studi, si concluderebbe solo fra un paio d’anni. Questi concorsi riservati alla terza fascia rappresenterebbero la transizione più rapida al nuovo sistema, offrendo intanto un’occasione anche a chi non ha l’abilitazione; mentre chi è ancora iscritto all’università potrebbe già dal prossimo settembre conseguire i crediti per la didattica che permettono l’accesso al test per il nuovo corso-concorso.
Così concepita, la “fase transitoria” presenta più di un’incognita: i non abilitati sono tantissimi, forse troppi per predisporre prove riservate (la selezione sarebbe durissima); la valorizzazione del servizio rischia di penalizzare i più giovani, i neolaureati, che sono proprio quelli che andrebbero più tutelati (visto che gli altri hanno avuto diverse occasioni di abilitarsi in passato tra Ssis, Pas e Tfa). Senza dimenticare, precisa sempre Il Fatto, le sicure rimostranze dei vincitori dell’ultimo concorsone, a cui il governo non ha fatto sconti. Tutti argomenti su cui riflettere. La strada, però, sembra tracciata.
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