Concorsi scuola, docenti idonei al palo, rinnovo contratto, insegnanti di sostegno da specializzare, nuove superiori: come cambierà nel 2025 l’Istruzione?

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Che anno sarà il 2025 per la scuola, oltre 8 milioni di studenti e un milione di docenti e Ata che lavorano nei 7 mila istituti scolastici autonomi italiani? Il “piatto”, almeno sulla carta, si prevede ricco. A fare le previsioni sull’anno che verrà sono, attraverso una video-intervista, sono stati Alessandro Giuliani e Reginaldo Palermo, rispettivamente direttore e vice-direttore della Tecnica della Scuola.

Partiamo dai diversi concorsi in partenza per essere assunti in ruolo come insegnanti – come il PNRR2 e quello di Religione cattolica (ordinario e straordinario) -, ma anche la selezione per diventare Dsga e dirigente tecnico. Sono poi all’orizzonte nuove tornate per abilitarsi all’insegnamento e anche i corsi specializzanti su sostegno, per la prima volta organizzati dall’Indire, specifici per la docenza rivolta agli alunni con disabilità. Per fine 2025, inoltre, non dimentichiamo che dovrebbe essere bandita anche la procedura concorsuale, sempre con verifiche più snelle e veloci del solito, relativa al Pnrr3.

Un discorso a parte meritano le decine di migliaia di candidati docenti risultati idonei al termine del concorso Pnrr1, come già era accaduto con la procedura del 2020: rimangono al palo, quelli della secondaria nemmeno abilitati, e nemmeno sembrano avere diritto ad essere inseriti in una graduatoria pubblica da cui attingere nuovi candidati al ruolo qualora dovessero tirarsi indietro i vincitori. L’impressione è che bisognerà metterci mano, ma non sarà facile, anche perché c’è un regolamento concorsuale da rispettare, difficile da modificare considerando che vi sono delle prove ancora da concludere. Senza dimenticare che il concorso Pnrr2 è alle porte (le domande di partecipazione sono scadute a fine dicembre 2024).

Dalla Legge di bilancio 2025, intanto, sono arrivate disposizioni utili a spostare in organico di diritto circa 2 mila docenti di sostegno, quindi in prospettiva da assumere a tempo indeterminato, anche se rimangono ancora da trasformare in cattedre utili al ruolo oltre 100 mila posti in deroga. C’è anche da fare i conti con il blocco del 25% del turn over che per la prima volta coinvolgerà anche la scuola.

Sempre dalla Manovra sono arrivati dei finanziamenti per avviare diverse iniziative utili alla didattica e a sensibilizzare gli allievi su varie tematiche, come il fondo da mezzo milione per promuovere corsi sulla salute sessuale e l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Le iniziative appaiono lodevoli, ma si tratta, è stato ricordato, più di “antipasti” che di effettive azioni da introdurre in modo massivo e strutturale.

Il 2025 si preannuncia interessante anche sul fronte delle iscrizioni per il nuovo anno 2025/26, che continueranno a fare i conti con il calo demografico. le novità del liceo Made in Italy e della filiera 4+2 (con gli istituti tecnici e professionali coinvolti ridotti di un anno, gli Its in continua espansione) entrano infatti a pieno regime e dovranno fare i conti con una diffidenza generale, anche tra le famiglie, che sembra essere confermata anche dopo i grandi sforzi prodotti dall’amministrazione scolastica centrale per evidenziare gli aspetti positivi delle due novità, sia in chiave di lotta alla dispersione sia per il futuro professionale degli studenti che frequenteranno i corsi.

Tra le anticipazioni per il 2025 non poteva mancare il rinnovo del contratto: il nuovo CCNL 2022/24, infatti, dovrebbe vedere la luce l’anno prossimo, anche se il 6% di aumento, decisamente più altro dell’ultimo e soprattutto del penultimo contratto collettivo nazionale (sotto il 4%) non sembra entusiasmare i sindacati e i lavoratori, sempre più alle prese con un’inflazione che ogni giorno che passa mette sempre più alle corde il loro potere di acquisto e quello delle loro famiglie.

Tra i punti dolenti del 2025 c’è anche la gestione, sempre più impegnativa, dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il cosiddetto Pnrr che se da una parte hanno fatto confluire centinaia di migliaia di euro per ogni scuola, dall’altra hanno prodotto anche tante incombenze e ulteriore burocrazia. Le scuole, tra l’altro, non possono nemmeno più contare su una o due unità Ata previste fino allo scorso mese di giugno, il cosiddetto organico aggiuntivo: un organico, in particolare gli assistenti amministrativi, che avrebbero fatto molto comodo anche per fare fronte anche agli impegni assegnati di recente alle segreterie, come le pratiche di gestione dei pensionamenti e di ricostruzione di carriera (basti pensare al portale Passweb): una boccata d’ossigeno può essere comunque l’arrivo di 101 unità lavorative presso gli Uffici scolastici regionali, arrivata sempre attraverso la Manovra di fine 2024.