Sta creando crepe nella maggioranza l’articolo 10 del decreto legge n. 44/2021, che introduce le nuove regole per sbloccare e svolgere i concorsi pubblici, compresi quelli già banditi, non solo durante lo stato di emergenza. Dopo alcuni giorni di disorientamento e di fughe di notizie, mai confermate, sembra che le disposizioni fortemente sostenute dal nuovo ministro per la PA, Renato Brunetta, valgano anche per la scuola, quindi pure per i concorsi ordinari per diventare docente di ruolo. La precisazione è arrivata con le slide pubblicate dal Dipartimento della Funzione Pubblica, nelle quali si legge che sono circa 91.000 i posti messi bando o da bandire: le preselezioni dei candidati, stando a questo documento, salterebbero anche per oltre mezzo milione di candidati docenti. Una disposizione che rischia di lasciare fuori dalle prove scritte per diventare docente – di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria – , tanti giovani senza esperienze o specializzazioni sulla scuola. A protestare non sono solo i diretti interessati, ma anche parlamentari della stessa maggioranza di governo, in particolare del Movimento 5 Stelle.
“Nonostante la ministra alle Politiche Giovanili Fabiana Dadone si sia strenuamente battuta per evitare lo scontro generazionale, titoli e servizio nel decreto hanno assunto un ruolo preponderante, ruolo che inevitabilmente penalizzerà le nuove generazioni”, tuonano le senatrici del MoVimento 5 Stelle in commissione istruzione al Senato.
“La valutazione dei titoli in luogo di una prova preselettiva farà sì che solo chi ha conseguito un master o un diploma in scuola di specializzazione (titoli che non tutti i ragazzi, sebbene meritevoli, possono permettersi economicamente) potrà accedere alla prova scritta. La valutazione del servizio farà invece sì che nella PA possa essere assunto solo chi vi ha già precedentemente prestato servizio”.
Per le senatrici grilline, quindi, “in un colpo solo il Ministro Brunetta ha fatto fuori il principio di uguaglianza e quello di efficienza della P.A.”.
“Pur considerando i titoli e l’esperienza rilevanti – continuano -, questi non possono essere gli unici criteri, in quanto il principale deve essere necessariamente il merito. La next generation, così, rischia di rimanere fuori dalle 500.000 assunzioni previste nei prossimi cinque anni”.
Secondo le senatrici pentasellate, “già l’applicazione del decreto legge nel bando per i 2.800 tecnici al Sud ha dato contezza della disparità di trattamento che provocheranno le nuove norme: un giovane con una laurea con 110/110 e lode (che viene valutata 0,1 punti) come può competere con una persona che già da anni lavora nella P.A. a cui il servizio viene valutato, per ogni anno, quanto dieci lauree con lode? È necessario porre rimedio a queste storture, lavoriamo da subito in questa direzione”, concludono le grilline facendo quindi intendere l’intenzione di proporre emendamenti al decreto legge.
Non sono meno preoccupati i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura: “Condividiamo in pieno la preoccupazione dei candidati e per questo ci siamo già attivati per presentare al ministro Brunetta un’interrogazione sul tema, a prima firma del collega Manuel Tuzi”, hanno scritto in una nota.
“Cambiare le regole con i bandi già chiusi, come nel caso di quelli per il reclutamento scolastico, è penalizzante per chi da tempo si prepara alle prove – proseguono – e soprattutto lo è per i neolaureati, i giovani con poca esperienza professionale o con risorse economiche tali da non consentire l’acquisizione di titoli”.
“Comprendiamo l’esigenza di snellire le procedure concorsuali in tempi di pandemia ma una deroga, anche solo parziale, al principio della valorizzazione del merito non può durare oltre l’emergenza e non può riguardare bandi già chiusi” aggiungono i deputati.
“Non è un caso che il MoVimento 5 Stelle ha sempre sostenuto l’ex ministra Azzolina nella volontà di immettere nuove risorse nel mondo della scuola attraverso concorsi meritocratici, prevedendo dei bandi rivolti ai neolaureati oltre al concorso straordinario per chi ha già 3 anni di servizio: vogliamo che a tutti i candidati sia data pari opportunità di accesso al posto di lavoro”, concludono i pentastellati.
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